11/07/2006, 00.00
PAKISTAN
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Cristiani picchiati nelle fabbriche di mattoni pakistane

di Qaiser Felix

Lo racconta p. Mendes che denuncia il trattamento "disumano e immorale" riservato agli operai; Ong cattolica chiede l'intervento del governo.

Toba Tek Singh (AsiaNews) – Picchiati insieme alle loro famiglie solo perché non volevano sottostare ai soprusi dei datori di lavoro. E' quello che è accaduto a tre operai cristiani di alcune fornaci di mattoni in Pakistan. Ma non sono gli unici. Tutta la categoria è oggetto di soprusi e violenze da parte dei proprietari musulmani delle fornaci, e una Ong cattolica si sta battendo proprio per i loro diritti.

A denunciare di recente le misere condizioni di questi operai cristiani è stato p. Bonnie Mendes, vincitore l'anno scorso dell'Association for Communal Harmony in Asia Star Award. In una conferenza stampa il 7 luglio scorso il sacerdote ha riferito la storia di Sajjad Masih, Amanat Masih e Mushtaq Masih nella diocesi di Faisalabad. I tre, che abitano in villaggi diversi, hanno rifiutato di porre la loro impronta digitale su un foglio prestampato come richiesto dai proprietari della fornace. Questi giravano tra gli operai costringendoli a firmare un affidavit con cui avrebbero dovuto pagare loro del denaro che non gli spettava. Al rifiuto dei tre cristiani i proprietari della fornace hanno fatto irruzione nelle loro case, picchiandoli duramente senza risparmiare le mogli e i figli.

P. Mendes denuncia il trattamento disumano e immorale riservato agli operai cristiani: "I proprietari delle fabbriche li considerano degli schiavi e per di più lavorano in queste condizioni per molte generazioni". Ai lavorati "manca tutto – aggiunge – dall'elettricità, all'acqua pulita a un'assistenza sanitaria".

Ayubh Anjam, coordinatore dei diritti umani presso lo Human Development Centre (HDC, Onh cattolica), anche presidente del Sindacato per le fabbriche di mattoni rende noto che circa 2mila operai lavorano nell'ingiustizia e nella violazione di diritti di base. "La polizia stessa non è dalla loro parte e per provare i segni delle violenze subite è necessaria la visita di un medico, che spesso si rifiuta. La discriminazione è a livelli molto alti".

Il Centro ha fatto appello al governo e all'Alta Corte per indagare sulle ingiustizie "in modo da lasciar vivere in pace" gli operai.

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