02/04/2007, 00.00
INDIA
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Cristiani senza lavoro: più istruiti, ma anche più discriminati

di Nirmala Carvalho
Secondo dati del ministero della Statistica hanno il più alto tasso di disoccupazione, nonostante sia minore la percentuale di analfabeti. Sono soprattutto lavoratori dipendenti. Vescovo di Hazaribag: lo Stato deve garantire più posti di lavoro ai cristiani bisognosi.

New Delhi (AsiaNews) – I cristiani in India hanno il maggior tasso di disoccupazione, nonostante siano i meno analfabeti. Lo dice uno studio per l’anno 2004-05 dell’Organizzazione nazionale per i sondaggi a campione del ministero della Statistica.

Lo studio, presentato il 30marzo a New Delhi, dice che nelle zone agricole i cristiani disoccupati sono il 4,4%, rispetto all’1,5% degli indù e al 2,3% degli islamici. Allo stesso tempo essi hanno la minor percentuale di analfabeti, nelle campagne (20% tra gli uomini e 31% per le donne) e in città (6% gli uomini e 11% le donne). La popolazione indù è più analfabeta di quella musulmana, tranne che per le donne rurali.

Nelle zone rurali il 56% dei cristiani masschi sono lavoratori dipendenti, rispetto al 55% degli indù e al 50% degli islamici. Le donne sono il 36% dei cristiani, il 34% degli indù e solo il 18% degli islamici. Nelle città la percentuale di lavoratori dipendenti maschi è più alta tra gli indù (56%) rispetto a islamici (53%) e cristiani (51%). Tra le donne, invece, è maggiore la percentuale delle cristiane (24%) rispetto a indù (17%) e musulmane (12%). Sempre nelle città, il 49% delle famiglie islamiche lavora in proprio, rispetto al 36% degli indù e al 27% dei cristiani. L’indagine è stata svolta in 7.999 villaggi su un campione di 124.680 famiglie.

Mons. Charles Soreng, vescovo di Hazaribag (Jharkhand) e presidente della Commissione episcopale per le Caste e i tribali, commenta ad AsiaNews che “questo studio indica che i Dalit cristiani sono emarginati anche tra gli stessi Dalit e hanno maggiori difficoltà degli altri. La disoccupazione divide chi ha da chi non ha… Le statistiche indicano che i posti riservati [di lavoro] debbono essere garantiti ai Dalit cristiani in risposta al loro grande bisogno di quelle opportunità [di lavoro] che sono state loro negate”.

John Dayal, presidente dell’Unione di tutti i cattolici indiani, commenta ad AsiaNews che lo studio conferma la situazione di povertà dei cristiani indiani, che per il 90% sono Dalit e tribali, anche perché la gran parte “sono impiegati dipendenti nel settore dei servizi, mentre la loro quota di lavoratori in proprio è la più bassa”. Occorre – aggiunge – che i cristiani beneficino dei posti di lavoro che gli Stati riservano ai gruppi più svantaggiati e poveri. “La Chiesa deve chiedere alla Corte Suprema maggiore sensibilità ai bisogni dei poveri e di chi non ha nulla”.

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