17/05/2017, 08.54
LAOS
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Critiche al governo. Tre lavoratori laotiani condannati a 12, 18 e 20 anni di carcere

Avevano accusato le autorità di violazioni dei diritti umani. Rilasciate confessioni pubbliche in televisione. Nel 2014 emesso un decreto che vieta le critiche online al governo e al Partito. Gli utenti di internet costretti a usare il proprio nome per gli account.

Vientiane (AsiaNews/Rfa) – Tre lavoratori laotiani, arrestati lo scorso anno per aver criticato il loro governo su Facebook mentre lavoravano in Thailandia, sono stati condannati a lunghi periodi di carcere. A riportarlo è il parente di uno dei tre, sollevando la condanna dei movimenti per i diritti umani, che chiedono la loro immediata liberazione.

Familiari e amici hanno riferito che Somphone Phimmasone, 29 anni, la sua fidanzata Lod Thammavong, 30 e Soukane Chaithad, 32, sono scomparsi nel marzo 2016 dopo il loro ritorno in Laos per rinnovare i passaporti.

Mentre lavoravano in Thailandia, i tre avevano criticato con durezza il governo del Laos su internet, accusandolo di violazioni dei diritti umani. In seguito i tre sono apparsi sulla televisione laotiana, rilasciando   confessioni pubbliche per quello che hanno definito l'errore di aver protestato contro le politiche del Paese.

Un altro parente di uno dei lavoratori, ha raccontato di aver contattato di recente un funzionario del centro di detenzione, chiedendo l'autorizzazione per visitare il suo familiare. Durante il colloquio, gli è stato detto che i tre “sono stati condannati il mese scorso”. Il funzionario ha detto al parente che Lod Thammavong, Soukane Chaithad e Somphone Phimmasone sono stati condannati a 12, 18 e 20 anni di carcere ciascuno. Egli ha poi aggiunto che i tre erano stati trasferiti alla prigione di Xam Khe nella capitale Vientiane, la più grande struttura di detenzione del Paese.

Nel 2014, il governo del Laos ha emesso un decreto che vieta la critica online al governo e al Partito rivoluzionario popolare del Laos (Lprp). La norma prevede rigide sanzioni per i fornitori di servizi Internet e utenti che violano i controlli governativi e richiede anche che i netizens utilizzino i loro nomi reali quando impostano i social media e altri account online.

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