08/12/2020, 08.00
ISRAELE - PALESTINA
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Custode di Terra Santa: l’atto vandalico al Getsemani ‘riprovevole, da non enfatizzare’

Il 4 dicembre un uomo, poi arrestato, è entrato nella chiesa ai piedi del monte degli Ulivi e incendiato alcune panche, secondo la logica del “price tag”. Due giorni più tardi i leader cristiani di Terra Santa, fra cui il patriarca latino e il Custode hanno concelebrato una messa di riparazione. P. Patton: preghiera “per la riconciliazione”, frenando “l’avanzata delle forze della distruzione”.

Gerusalemme (AsiaNews) - Un “atto riprovevole” che lascia “sorpresi e rattristati” perché colpisce “un luogo santo, un luogo di preghiera, un luogo di alto valore simbolico per tutti i cristiani”. È quanto ha sottolineato il Custode di Terra Santa p. Francesco Patton, nella messa di riparazione celebrata il 6 dicembre scorso nella basilica dell’Agonia al Getsemani, a Gerusalemme. Una funzione in riparazione dell’attacco di due giorni prima, quando un uomo (poi arrestato) è entrato nella chiesa ai piedi del monte degli Ulivi e ne ha danneggiato gli arredi dando fuoco ad alcune panche dopo averle ricoperte di liquido infiammabile. Al contempo, il religioso sottolinea che il gesto “non va enfatizzato” perché chi lo compie è in cerca “di risonanza, di fama ingiustamente guadagnata, operando il male anziché il bene”.

Fonti locali riferiscono che nel pomeriggio del giorno 4, in concomitanza con l’ingresso al Santo Sepolcro del nuovo patriarca di Gerusalemme dei Latini, la basilica dell’Agonia era teatro di un atto vandalico riconducibile a coloni ebraici o estremisti contro edifici cristiani (e musulmani). La polizia israeliana, intervenuta dietro richiesta della Custodia che gestisce la basilica, ha arrestato un uomo: si tratterebbe di un ebreo residente a Gilo, in un’area dei Territori occupati che si trova fra la Città Santa e Betlemme. Un attacco condannato anche dalle autorità giordane, che ricordano alla controparte israeliana in quanto “potenza occupante”, a “rispettare i loro obblighi” in tema di “protezione dei luoghi di culto”.

A presiedere la cerimonia è stato il patriarca latino Pierbattista Pizzaballa, assieme al custode di Terra Santa, al vescovo emerito mons. Giacino Boulos Marcuzzo e da mons. Leopoldo Girelli, nunzio apostolico in Israele e Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina. Nell’omelia p. Patton ha sottolineato che sarà compito delle forze dell’ordine e delle autorità civili fare “giustizia” sulla vicenda “per evitare che atti del genere si ripetano”, ma “noi non possiamo reagire secondo lo spirito del mondo ma secondo lo spirito del Vangelo”.

“La nostra preghiera di riparazione - aggiunge - ha perciò lo scopo di portarci alla riconciliazione, perché attinge al dono di sé fatto da Gesù con infinito amore sul Calvario”. “Celebrando questa messa di riparazione - ha concluso il religioso - noi vogliamo frenare l’avanzare delle forze della distruzione che già tanto male e tanta violenza hanno portato ai popoli, ai fedeli, alle persone che vivono in questa Terra Santa e nel mondo intero”.

Quello al Getsemani è solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi intimidatori, alcuni dei quali firmati “Price tag” [il prezzo da pagare, ndr] e riconducibili a coloni o estremisti ebraici. In passato hanno colpito diversi obiettivi, fra cui la chiesa vicino al Cenacolo, la basilica di Nazareth o edifici cattolici e greco-ortodossi. Nel mirino vi sono anche moschee e luoghi di culto musulmani - sempre secondo la logica del cosiddetto “price tag”.

Il “prezzo da pagare” è un motto utilizzato dagli estremisti israeliani, che minacciano cristiani e musulmani per aver “sottratto loro la terra”. Un tempo il fenomeno era diffuso solo nelle aree al confine con la Cisgiordania e a Gerusalemme, ma oggi si è esteso in gran parte del territorio. 

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