20/04/2017, 08.57
YEMEN
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Da Sana’a a Hodeida, yemeniti in marcia per rimuovere le restrizioni agli aiuti umanitari

Un percorso lungo 225 km. L’obiettivo è far diventare Hodeida una “zona umanitaria” e aprire una inchiesta internazionale sui crimini di guerra. Secondo i promotori è una manifestazione priva di carattere “politico”. Il ministro Usa della Difesa, in visita a Riyadh, accusa: gli Houthi “sul modello” di Hezbollah. 

 

Sana’a (AsiaNews/Agenzie) - Un gruppo di manifestanti yemeniti ha promosso ieri una marcia, partita dalla capitale Sana’a e lunga 225 km, per chiedere l’invio senza restrizioni di aiuti umanitari in un Paese sconvolto da oltre due anni di una sanguinosa guerra. I partecipanti alla “protesta per il pane” vogliono giungere fino alla città portuale di Hodeida, sul mar Rosso, anch’essa come la capitale controllata dagli Houthi e principale punto di ingresso degli aiuti nei territori ribelli. 

La coalizione a guida saudita che combatte nel Paese arabo contro il movimento sciita (filo-iraniano) ha lanciato a inizio anno una offensiva, per riprendere il possesso di tutta la costa yemenita che affaccia sul mar Rosso, inclusa Hodeida. 

Una trentina di dimostranti stanno marciando lungo il percorso che separa Sana’a dalla città portuale, per chiedere che l’area sia dichiarata “zona umanitaria”. “Abbiamo organizzato questa marcia - spiega Mahioub Hussam, uno dei manifestanti - per non essere privati dei nostri mezzi di sopravvivenza, e per impedire la cattura di Hodeida” da parte delle forze filo-governative. Si tratta di una manifestazione “umanitaria, non politica” aggiunge Ezzedine Essoufi, del comitato organizzativo. 

Ieri decine di persone si sono date appuntamento davanti al quartier generale delle Nazioni Unite a Sana’a, per assistere alla partenza dei manifestanti. La marcia dovrebbe durare circa sei giorni. I promotori chiedono, oltre alla consegna di aiuti, la riapertura dell’aeroporto della capitale e un'inchiesta internazionale sui crimini di guerra. 

Dal gennaio 2015 la nazione del Golfo è teatro di un sanguinoso conflitto interno che vede opposte la leadership sunnita dell’ex presidente Hadi, sostenuta da Riyadh, e i ribelli sciiti Houthi, vicini all’Iran. Nel marzo 2015 una coalizione araba a guida saudita ha promosso raid contro i ribelli, finiti nel mirino delle Nazioni Unite per le vittime che hanno provocato, anche bambini.

Ad oggi sono morte oltre 7.700 persone, più di 39mila i feriti e tre milioni gli sfollati.

Per l’Arabia Saudita gli Houthi, alleati alle forze fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, sono sostenuti sul piano militare dall’Iran; un’accusa che Teheran respinge. Nel Paese sono inoltre attivi gruppi estremisti legati ad al Qaeda e milizie jihadiste legate allo Stato islamico, che hanno contribuito ad aumentare la spirale di violenza e terrore.

Intanto di guerra in Yemen si è parlato anche ieri durante l’incontro fra il ministro Usa della Difesa Jim Mattis e le più alte cariche politiche e istituzionali del regno saudita. In visita ufficiale a Riyadh con l’obiettivo di rafforzare le relazioni fra Stati Uniti e Arabia Saudita, in crisi nell’ultimo periodo della precedente amministrazione Obama, il capo del Pentagono ha lanciato un avvertimento all’Iran.

Secondo gli Usa Teheran starebbe manovrando per creare in Yemen una milizia “sul modello” di Hezbollah in Libano. L’esercito americano starebbe infatti osservando da vicino le attività degli Houthi lungo lo stretto di Bab al-Mandab, un’area strategica che unisce il mar Rosso con l’Oceano Indiano e rotta di commercio internazionale.

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