15/07/2016, 12.32
MYANMAR
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Dal ministero per gli Affari etnici una speranza di pace con le minoranze del Myanmar

Per decenni le minoranze del Paese sono state oggetto di persecuzione e violenze. Disattese le promesse di federalismo e autonomia. Il governo targato Nld rilancia il progetto di “pace, sviluppo e sostenibilità”. Ma sul dicastero pesano le incertezze sui ruoli e le competenze, compresa l’effettiva partecipazione al processo di pacificazione.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Ignorate, se non perseguitate per decenni dalla giunta militare e dal governo semi-civile che hanno guidato il Myanmar dall’indipendenza nel 1948 sino al novembre scorso, ora le minoranze etniche guardano con speranza all’esecutivo targato Aung San Suu Kyi e Nld. Nella squadra di governo approntata dai vertici della Lega nazionale per la democrazia vi è anche un nuovo ministero di livello federale, dedicato agli Affari per le minoranze etniche. Tuttavia, secondo gli esperti e le voci critiche vi sono al momento poche certezze sul suo ruolo e sulla possibilità di incidere nelle politiche governative. 

Dalla conferenza di Panglong del febbraio 1947, le minoranze etniche del Myanmar aspettano una piena integrazione nel panorama nazionale e parità di diritti con la maggioranza birmana. Ma queste promesse sono state disattese, federalismo e autonomia promesse sulla carta, il potere centralizzato nella capitale e nelle mani dei leader Bamar. 

E in molte delle zone abitate da minoranze etniche si inaspriscono i conflitti, trasformati nei decenni in vere e proprie guerre civili. 

Per questo la Nld, in fase di campagna elettorale, ha insistito a lungo per la pacificazione in queste aree, riscuotendo un vasto consenso alle urne. Nelle settimane successive al voto ha preso forma l’idea del ministero federale per gli Affari delle minoranze etniche, nato nel contesto delle iniziative promosse in accordo alla Legge nazionale di protezione della razza, approvata ed entrata in vigore nel febbraio scorso. 

Per il presidente del Myanmar U Htin Kyaw il nuovo dicastero è di “importanza vitale per il futuro dell’Unione”, che ha bisogno di “pace, sviluppo e sostenibilità” per prosperare. Diversi leader delle minoranze etniche nutrono dubbi sulla effettiva capacità del ministero di incidere nel processo di pace e nelle altre questioni più importanti rimaste aperte. 

Fra i suoi compiti vi sono quelli di favorire lo sviluppo della letteratura e della cultura delle minoranze, oltre che proteggerne i diritti. Di contro, per i vertici delle etnie il suo obiettivo primario dovrebbe essere proprio quello di lavorare per il processo di pace e riconciliazione; tuttavia, ad oggi questo non rientra fra gli obiettivi che il dicastero deve perseguire. Tu Ja, presidente del Kachin State Democratic Party avverte che la partecipazione al processo di pace è “essenziale” per la “credibilità” del ministero. 

Secondo Nai Thet Lwin, vice-presidente del Mon National Party e neo ministro per gli Affari delle minoranze, il dicastero “ha bisogno di un forte background politico” e “dovrebbe partecipare al processo di pace e agli altri affari che riguardano le etnie. E il problema principale resta quello della pace”. Secondo diversi analisti e osservatori il politico, pur essendo una personalità di grande spessore, possiede poca familiarità con i gruppi etnici armati e questo potrebbe costituire un ostacolo non indifferente per un coinvolgimento nel processo di pace. 

Il Myanmar è composto da oltre 135 etnie, che hanno sempre faticato a convivere in maniera pacifica, in particolare con il governo centrale e la sua componente di maggioranza birmana. In passato la giunta militare ha usato il pugno di ferro contro i più riottosi, fra cui i Kachin nell'omonimo territorio a nord, lungo il confine con la Cina; più di recente è divampato un nuovo conflitto fra soldati e ribelli Kokang nello Stato Shan, che hanno portato il precedente esecutivo a dichiarare lo stato di emergenza.

 

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