01/04/2009, 00.00
INDIA - VATICANO
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Dalla clausura in India: “Papa Wojtyla Santo Subito!”

di Sr Mary Joseph Krishnan
A quattro anni dalla scomparsa di Giovanni Paolo II una suora convertita dall’induismo racconta la devozione per il papa polacco. Karol Wojtyla è un esempio per giovani, anziani, malati e persone consacrate, ai quali ha testimoniato con la propria vita la sacralità della persona umana. Domani Benedetto XVI celebrerà una messa in Vaticano invitando i giovani a partecipare.
Mumbai (AsiaNews) – A quattro anni dalla morte del grande papa Giovanni Paolo II, scomparso il 2 aprile del 2005, la Chiesa ricorda la figura di un papa amato dai fedeli di tutto il mondo. Domani Benedetto XVI celebrerà una messa alla quale ha invitato soprattutto i giovani, per “prepararci insieme alla Giornata Mondiale della Gioventù” che quest’anno sarà celebrata a livello diocesano nella Domenica delle Palme.
 
Per ricordare papa Wojtyla AsiaNews pubblica una testimonianza che arriva dall’India. Suor Mary Joseph da oltre 30 anni vive nel monastero delle carmelitane scalze di Mumbai, ad Andheri East, e a nome dei cattolici del Paese rilancia l’appello perché Giovanni Paolo II  sia “santo subito”.
 
La religiosa racconta la devozione per un pontefice che ha dimostrato con il suo esempio di “vincere la cultura della morte”, in un periodo storico in cui sembra trionfare il nichilismo e viene esaltata la possibilità di disporre della vita umana a proprio piacimento, promuovendo “atti diabolici” come “eutanasia e aborto”.
 
Suor Mary Joseph – all’anagrafe Radha Krishnan – è la quarta figlia di una devota famiglia indù della casta dei bramini degli “Iyengar”. Convertita al cattolicesimo, ha deciso di entrare nell’ordine delle carmelitane scalze e tutti i giorni offre la sua vita e le sue sofferenze – come Giovanni Paolo II – per “il mondo”.(NC)
 
Il nostro amato papa Giovanni Paolo II sarà certamente innalzato agli onori degli altari, ma io prego che questo evento possa diventare realtà il più presto possibile, perché è stato un modello per i giovani, gli anziani e i malati. Mentre ci avviciniamo alla Settimana santa e alla vigilia dell’anniversario della morte del nostro amato Santo Padre, ricordiamo le sofferenze di papa Giovanni Paolo II, che è entrato in una dimensione salvifica attraverso l’umiliazione che deriva da una debolezza fisica. Egli ha sempre esposto in maniera pubblica il dolore, invitando l’umanità a fare una cosa sola di malattie e sofferenze con la passione di nostro Signore Gesù Cristo.
 
Papa della sofferenza e della vita
 
Giovanni Paolo II aveva carisma, era una persona che attirava a sé in maniera naturale una folla immensa anche quando – ormai anziano – faceva fatica a parlare. Il papa sapeva accettare la malattia e l’età avanzata, non si è mai tenuto lontano dal pubblico, e ha permesso alla gente di guardarlo in tutta la sua fragilità e nell’umiliazione che deriva dalla debolezza fisica. Egli ha proseguito il suo pontificato in modo fiero e vigoroso anche se, a partire dal 1993, è stato colpito da una serie di malattie che alla fine gli hanno impedito di camminare. Le sofferenze e l’età avanzata sono state vissute in comunione con la passione di Cristo: esse hanno rappresentato uno degli insegnamenti più vigorosi del suo pontificato.
 
E ciò è ancora più significativo per il mondo odierno, segnato dalla piaga dell’eutanasia. “La dolce morte” è un atto diabolico che acquista una legittimazione sempre maggiore anche nella nostra amata India. Il nostro Santo Padre ha dato valore e ha mostrato al mondo la sacralità della vita umana nella vecchiaia e nella malattia, che rende invalidi.
 
Prego per la sua immediata santificazione, in modo particolare ora che la vita umana è sotto attacco. Il nostro amato Giovanni Paolo II è il miglior testimone della dignità della persona umana. Nella sua vita egli ha mostrato al mondo il valore intrinseco di ogni persona, in special modo quando si è presentato al mondo sofferente e malato, mostrandoci la volontà di abbracciare la vita come un dono.
 
Conforto per i giovani
 
Prego senza sosta anche per i giovani dell’India e di tutto il mondo: essi subiscono una pressione costante da fonti e direzioni diverse e vivono in tempi di sfide. Anche il compianto papa Wojtyla, in gioventù, ha dovuto affrontare difficoltà e sfide. Egli resta un esempio per le nuove generazioni che vivono in un ambiente ostile. I primi anni di vita del papa sono stati segnati da difficoltà personali. Egli è stato testimone dell’invasione della Polonia ad opera dei nazisti e ha sofferto la perdita di amici cari, uccisi in guerra o portati via dalle truppe naziste.
 
Nonostante le difficoltà e gli stenti egli non si è abbattuto, trasformandosi in un essere umano adulto, maturo e sensibile; una fonte di ispirazione per i giovani di oggi. Egli è entrato al seminario teologico di Cracovia in condizioni di semi-clandestinità, un passo assai rischioso sotto gli occhi vigili della Gestapo, la polizia segreta della Germania Nazista… che ambiente ostile, quello! Che tragedia e che sofferenze ha patito mentre testimoniava i diritti e la dignità della persona umana, invocando etica e moralità in tutti i frangenti della sua vita e nel servizio futuro a guida della Chiesa cattolica.
 
Per la nostra gioventù di oggi, che vive in un’epoca di tormenti, Giovanni Paolo II ha tracciato lo stesso difficile cammino. Egli è rimasto orfano della famiglia, il fratello maggiore ed entrambi i genitori sono morti quando era ancora giovane. All’epoca il futuro papa non aveva nemmeno 20 anni, ma niente ha ostacolato la sua formazione personale. Il giovane Karol Wojtyla è sbocciato in un adulto maturo, alla ricerca dei beni spirituali, impegnato nella scoperta della giustizia e del bene comune.
 
Ciò dovrebbe motivare i nostri giovani di oggi, molti dei quali arrivano da famiglie spezzate, tanti sono cresciuti in un ambiente ostile, e qui di fronte a loro si innalza un modello che ha saputo trionfare nonostante tutte le difficoltà. Nessuna delle influenze negative ha segnato la sua personalità. Al contrario, Giovanni Paolo II ha sviluppato una personalità magnetica e meravigliosa. Egli è un modello per i nostri giovani, che vivono un mondo di sfide personali e immersi in una società decadente dove la vita è sovente sminuita.
 
Il papa e la clausura
 
Papa Woytjla ha mostrato anche una particolare predilezione per i monasteri di clausura. Egli ha costituito un convento di clausura in seno al Vaticano, chiedendo alle suore di pregare  per il papa e per la sua missione. Molte volte il Santo Padre ha inviato dei dolci al monastero, al quale ha fatto spesso visita di persona. È noto che agli inizi del suo sacerdozio egli aveva chiesto ai suoi superiori di entrare in un monastero di clausura. Essi glielo hanno impedito, intuendo che era destinato a una missione diversa. Nonostante tutto, la sua personale devozione alla preghiera, alle Sacre Scritture, al rosario lo hanno reso un modello di spiritualità per milioni di cattolici e non in tutto il mondo.
 
Mi auguro che presto tutti noi potremo ottenere il dono prezioso di recitare questa supplica: San Giovanni Paolo II, prega per noi!
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