02/03/2015, 00.00
RUSSIA
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Decine di migliaia nella piazza Rossa per una marcia in ricordo di Nemtsov

La gente sfila sotto lo slogan "io non ho paura", ma nessuno spera in una reale rinascita della società civile. La Chiesa invita a non strumentalizzare la tragedia, ma i moscoviti ritengono comunque il "potere" responsabile dell'accaduto.

Mosca (AsiaNews) - Per la prima volta negli anni della Russia putiniana l'opposizione ha sfilato a Mosca fin sotto le mura del Cremlino. Non si è trattato però del programmato corteo di protesta contro la crisi e le politiche governative, ma di una marcia funebre. Tra i 50mila e i 100mila moscoviti (secondo diverse stime) hanno sfilato, il 1 marzo, sotto lo slogan "non ho paura" per salutare Boris Nemtsov, l'ex vice premier di Boris Eltsin diventato uno dei leader dell'opposizione a Vladimir Putin e freddato la notte del 27 febbraio sul ponte che porta alla Piazza Rossa, in uno dei luoghi più sorvegliati del Paese.

Boris Nemtsov era ormai da tempo un politico" "poco influente", ma comunque di grande carisma e con un ruolo centrale nell'organizzazione delle proteste che hanno segnato in contrappunto il ritorno di Putin al Cremlino tra il 2011 e il 2012.

Le versioni sull'omicidio si rincorrono sui media e vanno dal delitto passionale, al crimine comune, fino alla pista del terrorismo islamico e quella del complotto di forze esterne, che "vogliono destabilizzare il Paese".

In piazza, la gente invece è piuttosto compatta nel ritenere che, chiunque sia stato il mandante, il "potere" (concetto che comprende il presidente, i media e i servizi segreti) è da ritenere comunque responsabile per il clima di intolleranza versa la dissidenza, perseguitata come "quinta colonna" e "nemici della patria". L'ex deputato Ghennady Gudkov ha denunciato: "Le autorità hanno creato un clima di odio, inimicizia e persecuzione liquidando come traditori i membri dell'opposizione".

La protesta non continuerà

La grande affluenza alla marcia non porta, però, nessuno a sperare in un reale risveglio della società civile e di un movimento efficace di opposizione, dopo la repressione attuata in seguito alle proteste di piazza Bolotnaya (a partire dal maggio 2012). "Oggi dovrei essere triste invece mi sento felice nel vedere così tanta gente in strada - ha dichiarato ad AsiaNews Masha, una giovane studentessa di giornalismo a Mosca -  non ho fiducia nel nostro futuro, ma almeno ora mi sento meno sola".

Un editoriale del sito Gazeta.ru definisce l'omicidio Nemtsov come "il Boeing abbattuto della politica interna russa", con riferimento alla tragedia dell'aereo malaysiano precipitato in Ucraina dell'est la scorsa estate: l'immensità della tragedia farebbe pensare a un punto di svolta, ma come allora la guerra in Donbass non si è fermata, anche in questo caso nulla cambierà.

Reazioni dalla Chiesa ortodossa

Il Patriarcato di Mosca si è limitato ad esprimere le condoglianze per la "tragedia" che ha colpito parenti e amici di Nemtsov, ed ha auspicato che "la giustizia prevalga" e che il delitto "non sia sfruttato per vergognosi giochi politici e manipolazioni", come ha dichiarato il capo del dipartimento sinodale per i rapporti tra Chiesa e società, Vsevolod Chaplin.

"Sono profondamente scioccato dall'omicidio di Boris Nemtsov e vedo che oggi molti dei miei amici e conoscenti provano shock, sconcerto e persino paura. - ha commentato ad AsiaNews Serghei Chapnin, direttore della "Rivista del Patriarcato di Mosca" . "Non conosciamo - ha aggiunto - i motivi concreti dell'omicidio (e molto probabilmente non li sapremo mai) ma è chiaro che l'odio che fomentano molti dei mezzi di informazione russi, nel nostro Paese ha già raggiunto livelli inammissibili. Questa intossicazione di odio non può non condurre a un'aperta violenza. Capisco che suoni terribile, ma l'omicidio di Nemtsov è molto naturale. L'assassino di un politico, letteralmente a poche centinaia di metri dal Cremlino, mostra quanto sia diventata ingestibile la situazione nel nostro Paese". (M.A.)

 

 

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