02/03/2007, 00.00
VATICANO – VIETNAM
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Delegazione vaticana ad Hanoi parlerà di rapporti diplomatici e libertà religiosa

Si spera in un concreto avvio del processo di normalizzazione e in ulteriori passi per migliorare la situazione dei cattolici, che a livello locale ancora incontrano forme di persecuzione. Sarà la quindicesima visita in Vietnam di rappresentanti della Santa Sede.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Un ulteriore passo nel lungo - e faticoso - cammino per la libertà religiosa in Vietnam e la normalizzazione dei rapporti tra Hanoi e Vaticano. E’ definito “positivo” in Vaticano l’atteggiamento col quale una delegazione della Santa Sede si prepara a partire, domani, per una visita in Vietnam, che proseguirà fino a domenica prossima, 11 marzo. La visita dei rappresentanti della Santa Sede, guidati dal sottosegretario “agli Esteri” mons. Pietro Parolin, segue quella compiuta il 25 gennaio a Benedetto XVI dal primo ministro vietnamita Nguyen Tan Dung, primo premier di Hanoi ad essere ricevuto da un papa.

Tale evento fu definito “un nuovo e importante passo verso la normalizzazione dei rapporti bilaterali” da un comunicato della Santa Sede, che sottolineava anche “concreti progressi” registrati in questi anni per la libertà religiosa ed auspicava che i rapporti tra Chiesa e Stato nel Paese rendano possibile la collaborazione per promuovere i valori morali, diffondere una cultura della solidarietà e consentire “l’assistenza caritativa”.

Ora la delegazione vaticana che va ad Hanoi mira al concreto “avvio del processo” verso i rapporti diplomatici, anche se non la loro immediata concretizzazione, e ad alcune nomine di vescovi, oltre che alla visita ad alcune realtà cattoliche locali.

La normalizzazione dei rapporti diplomatici e l’apertura di maggiori spazi di libertà religiosa – in Vaticano si ammettono “notevoli passi avanti” con la recente normativa vietnamita in materia - sono attesi con ansia dai cattolici del Paese. Sono ritenute effetto di situazioni locali, delle quali comunque si potrà parlare, vicende come quelle di Son La, nell’estremo nordovest del Paese, ai confini con il Laos. In quella lontana provincia funzionari del Partito comunista impongono il divieto di celebrare messe in pubblico ed anche di riunirsi a pregare in gruppo, e frappongono ostacoli di ogni genere ai cattolici, oggetto di una metodica campagna di diffamazione. Episodi di tale tipo hanno spinto ambienti cattolici vietnamiti ad avanzare il timore che dietro l’atteggiamento di apertura del governo di Hanoi sui rapporti diplomatici con la Santa Sede ci sia soprattutto il desiderio di vedere crescere gli investimenti stranieri, il proposito di istigare contrasti tra i cattolici ed i credenti di altre religioni e il tentativo di creare divisione tra i cattolici stessi.

In realtà, dopo gli anni della persecuzione e il fallimento del tentativo di creare una “Associazione patriottica” sul modello cinese, Hanoi ha raggiunto la convinzione che la morale cattolica può essere utile al Paese che soffre per gli squilibri di una rapida e non armonica crescita economica, per la corruzione e per il diffondersi di una mentalità di frenetica ricerca del successo a tutti i costi. Di “contributo” dei cattolici per “la promozione dei valori morali, in particolare nella gioventù, la diffusione di una cultura della solidarietà e l’assistenza caritativa in favore dei ceti più deboli della popolazione” parlava anche il comunicato vaticano dopo la visita del premier vietnamita.

La visita della delegazione vaticana in Vietnam, che comincia domani, sarà la quindicesima della quale si abbia notizia. L’ultima, del novembre 2005, fu guidata dall’allora prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe, che incontrò ad Hanoi il vice primo ministro vietnamita Vu Khoan. (FP)

 

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