20/10/2021, 12.54
BANGLADESH-INDIA
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Dhaka: scontri tra indù e musulmani, i quotidiani indiani si schierano

La settimana scorsa in Bangladesh si sono riaccese le violenze dopo che dei musulmani hanno attacco case e templi induisti. I giornali locali criticano il governo per aver "islamizzato la nazione". Gli editoriali indiani sostengono la premier di Dhaka Sheikh Hasina, e puntano il dito contro i gruppi islamisti radicali.

Dhaka (AsiaNews/Agenzie) - Tutto è iniziato con una foto di un Corano posto ai piedi di una statua di una divinità indiana. L'immagine è circolata sui social e ha fatto scoppiare le violenze tra indù e musulmani, che sono andate avanti per giorni durante la festività del Durga Puja. I musulmani hanno accusato gli induisti di aver “offeso l’islam”, così hanno attaccato i templi indù e bruciato decine di case.

Molti osservatori hanno pensato fin da subito che la foto fosse stata fatta circolare da gruppi di islamisti radicali per fomentare le divisioni settarie del Paese, che per decenni sono rimaste latenti. Un’inchiesta in Bangladesh di Daily Star sembra avallare questa versione parlando di un “attacco premeditato” ed evidenziando le carenze del governo e delle Forze di sicurezza nel gestire i disordini. Il primo attacco si è verificato il 13 ottobre, ma le violenze, iniziate a Comilla, si sono diffuse nei villaggi circostanti e sono continuate almeno fino al 17. Finora si contano 6 morti, centinaia di case distrutte e almeno 450 persone arrestate.

Ieri la prima ministra del Bangladesh Sheikh Hasina ha marciato per 4 km nella capitale insieme ai manifestanti che chiedevano la fine delle violenze. Sostenuta dal proprio partito, la leader della Lega popolare bengalese (Awami League) ha chiesto al proprio ministro dell’Interno di prendere provvedimenti contro i responsabili che hanno dato inizio agli attacchi. Ma per gli scontri settari degli ultimi anni, che sono andati crescendo, il governo del Bangladesh non ha mai arrestato alcun sospetto, al contrario: “Due persone accusate di aver vandalizzato e attaccato case e templi indù nel 2016 a Nasirnagar - si legge sul Daily Star - sono state persino scelte dalla Awami League per competere nelle successive elezioni”.

L’Awami League, che si vanta di essere un partito laico che difende i diritti delle minoranze (gli induisti sono il 10% dei 170 milioni di abitanti del Bangladesh), in realtà non è immune alla progressiva “islamizzazione della nazione”, continua il Daily Star: “Forse non è un'esagerazione dire che abbiamo istituzionalizzato l'odio e l'intolleranza verso altre idee e credenze, e abbiamo creato dei micro-fascisti che si sentono autorizzati non solo a dire agli altri come vivere le loro vite, ma anche a imporre le loro opinioni agli altri con mezzi sempre più violenti”. Lo stesso sentimento è condiviso da un articolo apparso su Dhaka Tribune: “La verità è che per Stato secolare si intende un Bangladesh formato da persone che sono bangladeshi per etnia e musulmane per religione. Tutti gli altri gruppi etnici e e le altre confessioni religiose vivono qui perché gli viene concesso”. 

Ma questo non è solo un problema di politica interna, diventa un problema regionale se nella vicina India gli indù sono al contrario galvanizzati dal Bharatiya Janata Party, il partito nazionalista del premier Narendra Modi. I quotidiani indiani nei loro editoriali sostengono Hasina, anche se a loro detta pare che “il radicalismo islamista sia penetrato in profondità nella società del Bangladesh” e che, se dovesse "prendere il sopravvento", rischierebbe di far perdere i progressi e i guadagni economici ottenuti finora dal governo, scrive il Times of India.

Hasina, forse consapevole del delicato equilibrio tra minoranze in India e Bangladesh, tuttavia è stata più prudente nei suoi commenti: rivolgendosi in videoconferenza alle autorità religiose induiste del tempio di Dhakeshwari a Dhaka, la premier ha precisato che quello che succede in India non deve influenzare quello che succede in Bangladesh. Anche l’Indian Express evidenzia la diffusione della violenza in Asia meridionale: secondo il quotidiano, un filone islamista, residuo del periodo precedente alla partizione del subcontinente e oggi influenzato da gruppi con al-Qaeda e lo Stato islamico, minaccia non solo il Bangladesh, ma l’intera regione.

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