28/01/2021, 09.02
PAKISTAN
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Dilawar Masih e Sana Bibi, condannati a lavorare in una fabbrica di mattoni (VIDEO)

di Shafique Khokhar

Marito e moglie lavorano a fare mattoni da quando sono piccoli: i loro genitori si sono indebitati e sono costretti a lavorare nella stessa fabbrica. La povertà, il lockdown, le spese per le medicine e il cibo li spinge a indebitarsi ancora di più. “L’unica possibilità per sfuggire a questa schiavitù è rifondere il prestito che abbiamo ricevuto”. La campagna di AsiaNews.

Faisalabad (AsiaNews) - Dilawar Masih e Sana Bibi, marito e moglie, lavorano entrambi in una fabbrica di mattoni a Kamalpur. Non hanno scelto di fare quel lavoro: a causa dei debiti che il padre di Dilawar ha contratto con il padrone della fabbrica, anche il figlio e i nipoti sono costretti a lavorare per ripagare il debito. “Lavoro qui fin da quando ero bambino, insieme ai miei genitori”, dice ad AsiaNews. “Siamo destinati a lavorare qui perché mio padre e mia madre si sono indebitati con il padrone e non hanno mai potuto ripagarlo. Così, anche noi siamo costretti a lavorare qui”.

Dilawar Masih e Sana Bibi, rispettivamente 32 e 30 anni, insieme ai loro quattro bambini piccoli sono una delle 45 famiglie che AsiaNews ha deciso di aiutare donando loro dei pacchi con cibarie. Grazie alla campagna lanciata dall’agenzia, per la seconda volta in questi giorni sta avvenendo la distribuzione dei pacchi dono. Il corrispondente di AsiaNews è andato a visitarli a casa. Tutta la famiglia vive in una stanza coi muri di mattoni scrostati, messa a disposizione dal loro padrone. La stanza è più che povera, con un forno di fango per cuocere e una pompa per l’acqua. Ma non c’è latrina.

Sana Bibi racconta: “Non abbiamo il bagno in casa. Per questo per i nostri bisogni dobbiamo andare nei campi. Ma dobbiamo farlo di nascosto perché i padroni di quei campi non vogliono. Ma cosa dovremmo fare, uomini e donne, per i nostri bisogni?”.

La donna aiuta il marito a fare i mattoni e ripagare il debito della famiglia, ma – dice – “non posso aiutarlo come vorrei. In passato, mentre partorivo uno dei miei bambini ho dovuto sottopormi a un intervento chirurgico. E tuttora ho grandi dolori alla schiena. In più, non avendo nessuna copertura sanitaria, dobbiamo pagare per le medicine. Questo significa che per curarci dobbiamo sempre fare dei debiti e continuare a lavorare per ripagarli. È davvero una vita miserabile”.

“Sono in mezzo ai mattoni fin da quando sono nata, proprio come mio marito, come i nostri genitori. Non possiamo fare nessun altro lavoro, o andare da altre parti finché non ripaghiamo il debito al padrone della fabbrica. E se un giorno non andiamo a lavorare, ci prendono a forza da casa e ci costringono al lavoro perché dicono che dobbiamo ripagare il debito. L’unica possibilità per sfuggire a questa schiavitù è rifondere il prestito che abbiamo ricevuto”.

Dilawar Masih spiega. “Per l’operazione chirurgica a mia moglie ho dovuto prendere un prestito di 100mila rupie [circa 515 euro]. Il mese scorso,  mi sono fatto prestare altre 10mila rupie [52 euro] per comprare qualcosa per Natale, fra cui qualche vestito pesante per i bambini.

E’ praticamente impossibile evitare di fare debiti: in inverno e nella stagione delle piogge la maggior parte delle fabbriche di mattoni restano chiuse. L’anno scorso sono rimaste chiuse anche a causa del Covid e del lockdown. Ma noi dobbiamo mandare avanti la famiglia, dare da mangiare ai nostri figli, così i prestiti sono l’unica via d’uscita”.

I pacchi-dono offerti da AsiaNews contengono farina, spezie, legumi, olio, zucchero, te, riso e sapone. Le quantità sono sufficienti per sostenere una piccola famiglia per 15 giorni.

Prima di mangiare, nella miseria e nella radicata povertà, la famiglia si raccoglie a pregare. “Preghiamo ogni giorno – dice  Dilawar Masih - e abbiamo fede in Gesù Cristo, l’unico Salvatore che può liberarci da questa situazione”.

“Le condizioni di salute di mia moglie – continua – non sono buone. Eppure lei deve continuare ad aiutarmi perché da solo non riesco a guadagnare a sufficienza per mantenere la famiglia. Per questo mi sento sempre non solo povero, ma anche debole e senza aiuto. Il padrone della fabbrica di mattoni mi paga solo il 65% del salario; il resto lo tiene come rata del debito. Fino a che non lo ripaghiamo in modo completo, il padrone non ci permette di andare altrove o fare un altro lavoro. Se qualcuno nel popolo di Dio ha la possibilità di aiutarci a rifondere il debito, sarebbe una grazia: è l’unica possibilità di salvare la nostra vita da questa schiavitù”.

 

 AsiaNews ha lanciato la campagna “Pakistan: Aiuta i disoccupati delle fabbriche di mattoni”. Il vostro sostegno può essere inviato a:

On line - Via web: tramite carta di credito (Visa, CartaSì, Mastercard, American Express) o Paypal sul sito di AsiaNews (http://www.asianews.it) alla voce “Dona ora”.

Causale: “Campagna AN05 – Pakistan: Aiuta i disoccupati delle fabbriche di mattoni”

 

Bonifico bancario: intestato a Fondazione PIME Onlus 

presso Banca Intesa San Paolo S.p.a. 

IBAN: IT78C0306909606100000169898

Codice identificativo istituto (BIC): BCITITMM 

Causale: “Campagna AN05 – Pakistan: Aiuta i disoccupati delle fabbriche di mattoni”

 

Si prega di mandare sempre una e-mail a uam@pimemilano.com e per conoscenza ad amministrazione@asianews.it di conferma dell'avvenuto bonifico, specificando la causale della donazione, nome, cognome, codice fiscale e indirizzo (dati utili all'emissione del documento valido per la detrazione fiscale).

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