28/05/2010, 00.00
INDIA
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Diminuisce del 5% il tasso di mortalità infantile tra i bambini dell’India

Nel 2010 gli scienziati prevedono 7,7 milioni di decessi in tutto il mondo fra i bambini sotto i 5 anni. Nel 1990 erano 12 milioni. La Chiesa cattolica seconda solo al governo nell’erogazione di cure mediche. Nel Paese oltre 5mila centri di cura cristiani, il 70% dei quali nascono nelle aree più povere e sperdute.
New Delhi (AsiaNews) – L’India registra una diminuzione annuale tra il 4 e il 5% del tasso di mortalità infantile sotto i cinque anni (under-5 mortality). È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) dell’università di Washington, che ha raccolto informazioni in 187 diversi Paesi in un arco di tempo che va dal 1970 al 2009. A livello mondiale, nel1990 le morti sotto i cinque anni toccavano quota 12 milioni. Per il 2010 gli scienziati prevedono 7,7 milioni di decessi, così distribuiti: 3,1 milioni di neonati; 2,3 milioni di morti post-neonatali; 2,3 milioni di bambini fra uno e quattro anni.
 
Negli ultimi due decenni il crollo nei decessi si attesta intorno al 35%, con una diminuzione annua attorno al 2%. I ricercatori sottolineano che il dato è inferiore al 4,4% annuo necessario per centrare il traguardo fissato dalle Nazioni Unite: abbattere dei due-terzi il tasso di mortalità infantile entro il 2015. Al momento sono 31 le nazioni in via di sviluppo in grado di raggiungere l'Obiettivo di sviluppo del millennio (66% entro il 2015). Tuttavia, secondo gli scienziati si è registrato un netto miglioramento: nel 1990 in 12 Paesi il tasso di mortalità era di 200 bambini ogni 1000 nascite. Oggi nessuna nazione al mondo ha un valore così elevato, sebbene restano ancora sacche di povertà e di degrado.
 
Tornando ai dati relativi all’India, in linea con gli obiettivi fissati dall’Onu, dalla ricerca emerge che oggi muoiono 20 neonati su mille in meno rispetto al 1990 (entro il 28mo giorno di vita). Per le morti post-neonatali sono 15 su mille in meno rispetto al 1990; 30 su mille in meno nella fascia tra gli uno e i quattro anni.
 
Suor Georgina, direttore dell’ospedale della Santa Croce ad Ambikapur, nello Stato centrale del Chhattisgarh, conferma ad AsiaNews l’impegno della Chiesa cattolica – attraverso i servizi per la salute – nella riduzione del tasso di mortalità neo-natale e infantile. Attiva nel campo della sanità dalla fine degli anni ‘60, la religiosa ha fondato la Raigarh Ambikapur Health Association (RAHA): “All’epoca, siamo nel 1968, dovevamo spostarci a piedi nelle aree più remote – spiega la suora – per portare medicine agli abitanti dei villaggi che vivevano nell’ignoranza, nella povertà, malnutriti e superstiziosi”.
 
“Abbiamo fondato 96 centri per la salute – continua – nelle aree agricole più sperdute, prive di qualsiasi accesso. Pur senza sostengo del governo, siamo riusciti a portare cure mediche e a ridurre il tasso di mortalità […] salvando i bambini dalla dissenteria gastrointestinale: esso è uno dei fattori più a rischio”. La suora aggiunge che “la Chiesa cattolica è il più grande fornitore di cure mediche dopo il governo” con i suoi oltre 5mila centri di cura, il 70% dei quali sparsi nei luoghi più sperduti e inaccessibili del Paese. Essi si ispirano al motto lanciato da Madre Teresa: “prendersi cura dei più poveri fra i poveri”.(NC)
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