30/08/2010, 00.00
MYANMAR
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Dimissioni "elettorali" ai vertici della giunta birmana, ma il potere resta ai militari

In vista delle elezioni del 7 novembre il generalissimo Than Shwe avrebbe dismesso la divisa, mantenendo il controllo del Paese. Ma non vi sono conferme ufficiali. Il nuovo presidente scelto dal futuro Parlamento, in cui un quarto dei seggi sono riservati dalla Costituzione ai militari.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) – In vista delle elezioni del 7 novembre prossimo, i leader della giunta birmana avrebbero rassegnato le dimissioni dai vertici militari. È quanto affermano alcune fonti dissidenti in Myanmar, ma non è chiaro, al momento, se fra quanti hanno dismesso la divisa vi è anche il generalissimo Than Shwe, capo della dittatura.

Oggi, intanto, scade il termine imposto dalla Commissione elettorale per ufficializzare la candidatura. Tuttavia Stati Uniti, Unione europea e attivisti per i diritti umani hanno criticato la fase preparatoria al voto, sottolineando che si tratta solo di una operazione di facciata, ma il potere resterà in mano ai leader militari e non vi saranno maggiori aperture alla democrazia. Aung San Suu Kyi, Nobel per la pace e capo dell’opposizione, rimarrà agli arresti domiciliari sino alla conclusione della tornata elettorale e il suo partito – Lega nazionale per la democrazia (Nld), vincitore delle precedenti votazioni – per protesta non ha voluto sottostare alla registrazione ed è stato dichiarato fuorilegge.

La Costituzione birmana e le indicazioni contenute nella “road map” della dittatura militare in vista del voto stabiliscono che: il 25% dei seggi parlamentari sono riservati ai militari; per ogni modifica costituzionale è necessaria una maggioranza superiore al 75%; sono banditi dal voto attivo e passivo quanti hanno ricevuto condanne penali, compresi gli oppositori politici; non possono partecipare al voto i membri degli ordini religiosi fra cui i monaci buddisti, protagonisti della “rivoluzione zafferano” del settembre 2007 e repressa nel sangue dalla giunta; la Commissione elettorale è guidata governo militare.

Analisti internazionali spiegano che Than Shwe sarebbe intenzionato a diventare il presidente del futuro governo civile del Myanmar, che verrà formato all’indomani delle elezioni farsa del 7 novembre. Fonti di Irrawaddy e Mizzima – giornali vicini all’opposizione birmana – riferiscono che il generalissimo ha rassegnato le dimissioni dall’esercito, ma resterà capo del governo provvisorio sino alle elezioni. Personalità del Ministero degli esteri hanno invece spiegato a Democratic Voice of Burma (Dvb) che Than Shwe e il suo vice non si sono ancora dimessi, ma il passo verrà preso a breve. I due leader assumerebbero i posti di comando nel neonato partito Union Solidarity and Development Party (USDP), vicino alla giunta militare.

In base alla Costituzione approvata nel 2008 – in piena emergenza Nargis – con un colpo di mano dei militari, il presidente del Myanmar verrà scelto dal nuovo Parlamento, in cui un quarto dei seggi sono riservati all’esercito.

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