30/03/2009, 00.00
QATAR
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Doha, summit della Lega Araba con molte domande

Si parlerà del crescente potere dell’Iran, della posizione verso Israele e i popoli palestinesi, ma anche del mandato di cattura internazionale contro il presidente del Sudan. I Paesi arabi cercano di costituire posizioni comuni, ma molti esperti dubitano siano possibili vere decisioni.

Doha (AsiaNews/Agenzie) – Inizia oggi un importante summit dei 22 Paesi della Lega Araba a Doha (Qatar). I leader arabi discuteranno della posizione dell’Iran e della situazione palestinese, ma anche del mandato di arresto internazionale contro il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir, qui arrivato già ieri.

Contro il presidente sudanese pende un ordine di arresto internazionale emanato dalla Corte Internazionale di Giustizia presso l’Onu per il genocidio in atto nel Darfur (circa 300mila e 2,5 milioni di profughi dal 2003, secondo fonti Onu). Molti Paesi arabi criticano la misura, considerata un’ingerenza dell’Occidente in uno Stato arabo, e l’Arabia Saudita chiederà la solidarietà dell’intera Lega Araba.

All’incontro partecipa anche il segretario generale Onu Ban Ki-moon. Le Nazioni Unite sperano che gli altri Paesi chiedano comunque al Sudan di trovare una rapida soluzione per il problema del Darfur, come pure per la carestia che minaccia un milione di persone in Sudan.

Ieri al suo arrivo al-Bashir è stato ricevuto all’aeroporto con grandi onori dallo sceicco Hamad bin Khalifa Al Thani, emiro del Qatar. Poi si è incontrato con Amr Moussa, capo della Lega Araba.

La presenza di al-Bashir, che si prevede prenderà la parola, rischia di porre in secondo piano le altre questioni, prima fra tutte la risposta al crescente potere politico assunto dall’Iran sciita nella regione. Egitto ed Arabia Saudita, sostenuti anche dalla Giordania, accusano Teheran di essere dietro la forza di Hezbollah in Libano e di Hamas in Palestina e di sostenere la loro lotta armata contro Israele. L’Iran e la Siria rispondono che la lotta armata di questi gruppi è una legittima reazione all’invasione di Israele su territori arabi nel 1967. La recente offensiva israeliana su Gaza ha esacerbato il dissidio, anche perché Israele non ha inteso finora accettare la proposta di “normalizzare” i rapporti con il mondo arabo in cambio del ritiro dai territori occupati.

Peserà comunque l’assenza del presidente egiziano Hosni Mubarak, che ha inviato una delegazione di basso profilo. Allo stesso modo il re di Marocco Mohammed VI ha mandato il fratello Moulay Rachid che non ha una funzione ufficiale e ieri ancora non era sicura la partecipazione dei re di Giordania e Bahrain. E’ invece arrivato il re saudita Abdullah, strenuo sostenitori dell’unità tra Paesi arabi.

Proprio per assicurarsi la partecipazione degli altri leader arabi il Qatar, che mira a ottenere comunque una risoluzione generale, non ha invitato l’Iran, né Hamas. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas aveva minacciato il boicottaggio, se fosse stato invitato Hamas. L’Iran manderà comunque un osservatore, forse il ministro degli Esteri Manouchehr Mottaki.

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