21/09/2015, 00.00
SRI LANKA
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Donne Tamil agli assassini: Vi perdoniamo, anche se avete ucciso. Ma diteci la verità

di Melani Manel Perera
Circa 30 donne si sono riunite vicino la capitale. L’atteggiamento “occhio per occhio, dente per dente” non ha portato risultati. I parenti delle vittime attendono giustizia. L’associazione Families of the Disappeared sostiene la ricerca degli scomparsi. Creare subito l’autorità indipendente per indagare sui crimini di guerra perché “abbiamo bisogno di un ambiente pacifico in cui vivere, dopo tanti anni di sofferenze”.

Colombo (AsiaNews) - Siamo disposti a “perdonare gli assassini, chiunque essi siano e per qualsiasi crimine abbiano commesso contro i nostri cari, pur di conoscere la verità su quello che è accaduto ai nostri mariti, figli, fratelli”. È l’opinione condivisa espressa da circa 30 donne e vedove di etnia tamil, musulmane e singalesi durante un incontro a Negombo a circa 40 km di distanza dalla capitale, sulla costa centro-occidentale. Il raduno era organizzato dall’associazione Families of the Disappeared (Fod), che fornisce assistenza ai parenti delle vittime della guerra civile che ha insanguinato lo Sri Lanka per quasi 30 anni. Alcune partecipanti riferiscono ad AsiaNews: “Non ci interessa punire chi ha fatto loro del male, vogliamo solo che tornino a casa. Vogliamo sapere cosa è successo loro e dove si trovano”.

È la prima volta - da quando si è concluso il conflitto civile che ha contrapposto l’esercito regolare e i ribelli delle Tigri Tamil dal 1983 al 2009 - che le famiglie delle vittime e delle persone scomparse dimostrano la loro disponibilità a perdonare gli aguzzini. Durante l’incontro, le donne hanno lanciato un appello alle autorità di Colombo [che di recente hanno riconsegnato dei terreni ai tamil sfollati - ndr]: “Per favore, diteci la verità. Se sono rinchiusi nei campi di detenzione, per favore rilasciateli! Non vogliamo sapere dove siano i campi, vogliamo solo che tornino a casa. E se li avete uccisi, diteci quando e perché hanno subito questo ingiusto destino. Abbiamo il diritto di sapere, perché le persone scomparse sono i nostri cari: i nostri amati figli, mariti, fratelli e sorelle”.

L’incontro è stato occasione per condividere le ricerche delle persone scomparse. Le famiglie delle vittime non si sono limitano a ricercare nelle province del nord ed est del Paese (dove si è concentrato il conflitto), ma hanno allargato il campo di azione a tutta l’isola, nella speranza di ottenere risposte. Raccontano che i parenti sono stati prelevati dai villaggi, condotti alle stazioni di polizia o nelle caserme e qui arrestati con false accuse. “Loro si arrendevano, ma non hanno mai fatto ritorno”.

Le donne ritengono che l’atteggiamento “occhio per occhio, dente per dente” in risposta alle offese ricevute, non abbia dato risultati durante gli anni. “Per questo motivo - dicono - dobbiamo perdonare e chiedere giustizia subito. Ormai abbiamo passato fin troppo tempo a manifestare, protestare, marciare in cerca dei nostri parenti”.

I parenti delle vittime accolgono inoltre con entusiasmo la risoluzione dell’Onu sui crimini di guerra che la scorsa settimana ha confermato gli abusi dell’ex presidente Rajapaksa. Approvano anche la decisione di Colombo di creare un’autorità d’inchiesta indipendente “ma i tempi di attuazione sono troppo lunghi. Abbiamo bisogno di un ambiente pacifico in cui vivere, dopo tanti anni di sofferenze”.

Infine Brito Fernando, presidente del Fod, riporta che l’associazione continuerà a fornire sostegno ai parenti degli scomparsi: “Li sosterremo anche nei processi. Abbiamo bisogno di andare avanti con un nuovo atteggiamento positivo. Dobbiamo utilizzare il mezzo della non-violenza per raggiungere i nostri obiettivi”.

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