10/01/2006, 00.00
INDIA
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Donne indiane, vittime da sempre

di Nirmala Carvalho

Una cultura che relega la donna in una condizione di totale inferiorità all'origine dei 10 milioni di bambine non nate. La nascita di una figlia problema economico ed anche di reputazione sociale.

Mumbai (AsiaNews) – I dati sui 10 milioni di bambine mai nate in India, resi noti ieri dalla rivista medica Lancet, hanno riportato l'attenzione sulla condizione femminile in questo Paese, dove l'aborto selettivo è solo la punta di un iceberg fatto di matrimoni forzati, sfruttamento sessuale, umiliazioni e suicidi legati all'alto costo della dote matrimoniale. Le donne indiane, al di là della classe sociale, dello stato economico e della religione rimangono soggetti vulnerabili in una società che ancora distingue gli essere umani tra toccabili e intoccabili. Di fronte a disuguaglianze che hanno radici culturali e storiche neppure la Chiesa cattolica riesce a trovare un efficace modo per contrastarle.

Alcune tribù nomadi costringevano in passato le donne alla schiavitù sessuale e a volte alla poliandria. Come in alcune zone del Punjab, dove una ragazza doveva sposare tutti gli uomini di una famiglia al fine di evitare la frammentazione delle proprietà terriere di questa.

L'aborto selettivo e l'uso dell'amniocentesi per conoscere il sesso del feto possono considerarsi una versione "più civilizzata" degli infanticidi di bambine che si praticavano con regolarità prima degli ultimi 20 anni dal nord al sud del paese. Le modalità con cui avvenivano questi omicidi erano più o meno le stesse: soffocamento, assunzione forzata di grandi dosi di oppio, strozzamento tramite l'immissione di molto riso nella bocca. Quest'ultimo più diffuso nel sud.

In India dal 1994 è illegale determinare il sesso del feto e abortire sulle base di questo. L'amniocentesi è però molto richiesta per questo scopo da donne di ogni classe sociale e numerose cliniche e ospedali la praticano in segreto. Purtroppo su uno che viene preso 10, o forse più, riescono a scampare ai controlli. Lo squilibrio nel rapporto maschio/femmina in Stati come l'Haryana e il Punjab, nel nord, è solo un indice del problema. In queste zone una figlia è un peso a causa del suo sesso e per questo grava anche sulla reputazione della famiglia.

Nel sud del Paese, invece, una donna è soprattutto un problema economico a causa dell'alto costo della dote matrimoniale, che ammonta a milioni di rupie. In Kerala il problema tocca anche la comunità cristiana, dove molte ragazze si suicidano perché i genitori non possono permettersi la loro dote. Il Kerala detiene infatti il primato dei suicidi tra adolescenti e adulte. Altre giovani invece scelgono di sposarsi in un altro Stato, lontano dalla loro comunità e religione solo per evitare la dote. Le Chiese cristiane, al di là della denominazione, non sono state finora in grado di arginare il fenomeno e spesso le donne le ritengono sostenitrici dei diritti degli uomini. Per questo da più parti si chiede alla Chiesa di prendere in modo più deciso la difesa delle donne indiane non solo opponendosi all'aborto, ma anche lanciando una campagna contro il sistema delle doti matrimoniali e la limitazione solo agli uomini dei diritti di proprietà sulle terre.

Tra le donne in India cresce la rabbia e la voglia di protesta. Ma queste rimangono spesso represse per la mancanza di preparazione culturale ad opporsi e presentarsi come valido interlocutore all'interno della società civile.

 

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