14/02/2017, 12.23
CINA-VATICANO
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Dubbi ed indifferenza dei cattolici cinesi verso l’articolo del card. Tong

di Taxiang Lüren (他乡旅人)

L’articolo non è stato pubblicato sui siti cinesi cattolici. Molti fedeli pensano che nulla potrà cambiare. Il card. Tong “ha cercato di non offendere il governo cinese” e pur badando alla situazione dei fedeli, “non ha parlato della vita difficile e faticosa della Chiesa”. Dalla Nona Assemblea dei rappresentanti cattolici cinesi, alcuni sacerdoti si aspettano il “caos” per la Chiesa in Cina. La riflessione di uno studioso.

Pechino (AsiaNews) – L’articolo che il card. Tong ha pubblicato la scorsa settimana sembra non suscitare alcun entusiasmo fra i cattolici cinesi. I siti cattolici della Cina non hanno pubblicato il suo testo. Fra dubbi e indifferenza, molti fedeli pensano che data la situazione del Paese – forte controllo, tensioni sociali, ritorno alla Rivoluzione culturale – nulla potrà cambiare. Pubblichiamo il commento di uno studioso, che preferisce firmarsi con lo pseudonimo Taxiang Lüren (Il viaggiatore straniero).

Dagli anni Settanta del secolo scorso, da quando la Cina è entrata nella sua fase storica di riforma e apertura, Cina e Santa Sede hanno provato a contattarsi diverse volte, ma fino ad oggi non si è visto alcun risultato.  Di recente, il 9 febbraio scorso, la pubblicazione di un articolo del card. John Tong, vescovo di Hong Kong, dal titolo “Il futuro del dialogo Sino-Vaticano dal punto di vista ecclesiologico” rappresenta una novità in questo ambito. L’articolo riassume la posizione della Chiesa cattolica riguardante la questione cruciale della nomina dei vescovi e la visione della Chiesa su tre questioni: l’Associazione patriottica, i vescovi illegittimi e i vescovi “sotterranei”.

In un certo senso, l’articolo trasmette il messaggio che l’accordo tra Cina e Vaticano potrebbe essere vicino alla conclusione, ed esprime l’opinione degli alti prelati della Curia romana su alcune questioni importanti e sullo sviluppo [dei rapporti] tra Cina e Vaticano. In sintesi, l’articolo dimostra che l’accordo sulla nomina dei vescovi potrebbe avvenire molto presto, mentre per le altre questioni ci sono al momento tante difficoltà.  Dopo tanti anni di tentativi tra Cina e Vaticano, soprattutto dopo la persistente crescita silenziosa della Chiesa in Cina, e l’aderire pieno di determinazione alla guida del Papa, al ritorno nella Chiesa Universale, vale davvero la pena desiderare che alla fine si possa giungere a un accordo per la nomina dei vescovi. Se il sogno di un simile accordo si potesse davvero raggiungere, sarebbe un vero evento epocale, una pietra miliare, perché sarebbe comunque il primo successo dopo più di 60 anni di lavoro sulla questione della Chiesa in una collaborazione tra Cina e Vaticano.

La cosa curiosa è che l’articolo del card. Tong non ha suscitato emozioni tra i lettori, soprattutto fra i cattolici cinesi del continente. A quanto pare la gente sembra incapace di valutare se l’articolo del  card. Tong sia solo una riflessione teorica o l’annuncio in anticipo di una buona notizia.

I rari e famosi siti cattolici del Paese - come http://www.tianzhujiao.online// e Faith dell’ Hebei (http://www.chinacatholic.org/) non hanno riportato l’articolo del card. Tong. Soprattutto da parte di http://www.tianzhujiao.online//, tale comportamento è un po’ insolito. È strano e insolito che esso l’abbia ignorato in modo deliberato e trattato con indifferenza. Neppure alcuni blog fra i più seguiti hanno riportato l’articolo del card. Tong. Sembra che la gente abbia voluto assumere un atteggiamento di silenzio, oppure solo di lettura senza commenti. Forse solo p. Shan Ren [Shanren Shenfu, noto blogger, il cui commento AsiaNews pubblicherà in questi giorni - ndr] è unico che abbia scritto e pubblicato qualcosa. Come se la gente avesse capito dalla propria esperienza che “il sole della Cina è sempre lo stesso”, e che perciò non ci sarà alcun cambiamento. Se l’accordo viene firmato o no, se c’è o non c’è, bisogna aspettare e vedere. Alcuni addirittura credono che nell’attuale contesto cinese, dove vi sono forti sottolineature ideologiche; dove si assiste al fallimento dello stato di diritto, a numerose tensioni sociali; dove vi è forte controllo sulla libertà di espressione, un possibile ritorno alla Rivoluzione culturale, l’accordo tra Cina e Vaticano è un po’come una sovraccoscia di pollo insaporita, che sarebbe un peccato buttare [proverbio cinese].  Anche se firmassero con successo, sarebbe solo un semplice successo, qualcosa meglio di niente.

Il card. Tong si è impegnato molto, con tanta fatica, a scrivere i suoi articoli, ma si vede che egli ha cercato di non offendere il governo cinese, e ha badato ai religiosi [vescovi e sacerdoti] e ai fedeli della Cina continentale che vivono in mezzo ai problemi. Il card. Tong non ha parlato della vita difficile e faticosa della Chiesa; non ha parlato della politica religiosa; delle difficoltà causate dai nuovi regolamenti e della gestione del lavoro religioso per la sopravvivenza della Chiesa: ha solo spiegato ed analizzato l’importanza della nomina dei vescovi dal punto di vista ecclesiologico nella Chiesa, a beneficio del futuro accordo tra Cina e Vaticano. Ma per chi è attento alle questioni della Chiesa in Cina, tutto ciò è davvero poco convincente.

A conclusione della Nona Assemblea dei rappresentanti cattolici cinesi [v.foto], alla fine dell’anno scorso, la reazione dei sacerdoti partecipanti è che non vi è stato niente di nuovo. Alcuni hanno addirittura usato la parola “caos” per definire il futuro che essi prevedono all’interno della Chiesa. Forse è proprio questo contesto che spiega l’indifferenza della Chiesa continentale nei confronti dell’articolo del card. Tong. 

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