21/07/2022, 09.00
RUSSIA
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Ekaterinburg: ortodossi nazionalisti vogliono una Russia ‘imperiale’

di Vladimir Rozanskij

Sugli Urali si è riunito il Concilio popolare russo universale, società politico-religiosa fondata negli anni ’90 dall’attuale patriarca di Mosca Kirill. Il gruppo vuole un Paese con una propria visione, libero dall’influenza occidentale.

Mosca (AsiaNews) – A Ekaterinburg sugli Urali si è potuto finalmente tenere il Forum della sezione locale del Concilio popolare russo universale (Vrns), la società politico-religiosa fondata ancora negli anni ’90 dall’attuale patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev), che era stata rimandata per due anni a causa della pandemia di Covid-19. L’incontro è stato presieduto dal metropolita locale Evgenij (Kulberg), e l’ospite principale è stato il noto ideologo nazionalista ortodosso Konstantin Malofeev, che ha tenuto la relazione d’apertura sul tema “L’Ortodossia e il mondo nel XXI secolo”.

Malofeev aveva cercato di animare la situazione nella regione anche durante la pandemia, organizzando con il suo movimento “Aquila bicipite” un pellegrinaggio ai luoghi consacrati al martirio dello zar Nicola II e della sua famiglia attorno a Ekaterinburg, e al Forum ha presentato la sua trilogia “Impero: l’immagine del futuro”, con le sue visioni relative al futuro della geopolitica. Ad ascoltarlo vi erano diversi rappresentanti del ministero della Difesa e di altre strutture militari come la Rosgvardija, oltre a diversi politici locali e nazionali.

È intervenuto anche un altro metropolita, Makarij (Morar) di Taškent e Uzbekistan, che una decina di anni fa aveva guidato l’eparchia degli Urali, riportando le preoccupazioni per la condizione dei russi in Asia centrale: “Da noi è un po’ più difficile che in Russia, ma contiamo sul sostegno del Vrns per unire i nostri connazionali in Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan e Turkmenistan”, per non far sentire abbandonati i russi della regione, che una volta faceva parte della comune patria sovietica, “mentre ora ci sembra di vivere in Paesi estranei”. L’intenzione è di rinsaldare lo spirito dei russi e degli asiatici, secondo Makarij, “perché questi popoli sono l’avamposto e la prima linea della grande Russia eurasiatica”.

I rappresentanti della sezione uralica del Vrns si sono concentrati sull’immagine della capitale Ekaterinburg, rigettando le sprezzanti accuse rivolte da alcuni propagandisti come il conduttore televisivo Vladimir Solov’ev che aveva parlato della “città dei demoni” per le vicende dei monaci radicali degli anni del Covid. Una delle dirigenti dell’associazione, Anna Gromova, ha ricordato le iniziative volte a elevare la dimensione spirituale della città, come la costruzione della grande chiesa di S. Caterina e l’attivismo dei movimenti di volontari nel periodo più difficile della diffusione del coronavirus.

Un altro relatore, Dmitrij Poljanin, ha assicurato l’impegno dei cittadini locali a “scacciare i demoni grazie alla purificazione della memoria dei nostri fratelli e sorelle che hanno donato la loro vita sull’altare della Patria in ogni modo, nel passato e nel presente”, dallo zar fino ai caduti della guerra in Ucraina. La città è stata riorganizzata unendo i viali della memoria, e ponendo al centro la “Chiesa sul sangue” in ricordo dei martiri.

Malofeev ha concluso l’incontro spiegando che “in ogni Stato c’è una propria visione del mondo, come in quelli dell’Occidente globalista, a cui noi ci contrapponiamo con tutte le nostre forze in Ucraina. Anche la Cina ha una sua visione, per cui sono stati preparati programmi per gli anni a venire, che prevedono l’egemonia di Pechino per il XXI secolo. Anche noi dobbiamo avere una visione futura, visto che abbiamo detto addio all’Occidente per almeno il prossimo decennio, e ci serve un modello di sviluppo identitario della nostra civiltà russa, come ci invita a fare anche Sua Santità il patriarca Kirill”.

La nuova opera dell’ideologo e imprenditore ha l’intenzione di proporre l’idea imperiale russa aggiornata ai tempi odierni, partendo dalla constatazione che “il nostro è uno Stato naturalmente autoritario, mentre l’Ucraina pretendeva di essere democratica, cioè schiava di un gruppo di oligarchi che comprano i politici”. Per questo serve una “liberazione imperiale”, per un radioso futuro libero dalla dipendenza economica e culturale occidentale.

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