18/12/2006, 00.00
IRAN
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Elezioni in Iran : “dolce profumo” di sconfitta per Ahmadinejad

di Dariush Mirzai
Anche se i risultati definitivi tardano, troppo, ad arrivare, il voto sembra indicare un ritorno dei moderati ed anche dei progressisti. Grande successo del “pragmatico” Rafsanjani.
Teheran (AsiaNews) - L’hanno capito tutti quando Ahmadinejad ha annunciato che le elezioni di venerdì scorso “non hanno valore di test per l’azione del governo”. Il gran vincitore è Rafsanjani e i riformisti sono di ritorno. Però, i risultati non sono ancora tutti stati pubblicati e il ritardo fa temere delle manipolazioni.
Il voto riguardava comuni, alcuni deputati e l’Assemblea degli Esperti. Quest’ultima era l’elezione principale. Solo i musulmani potevano votare per eleggere 86 mullah, gli “Esperti” (eletti per 8 anni, hanno il potere di scegliere o magari destituire la Guida Suprema). In alcune circoscrizioni, la preselezione drastica dei candidati fatta dal “Consiglio dei Guardiani” non ha lasciato nessuna scelta agli elettori: tante sedie, tanti candidati. Però, la partecipazione è stata assai alta: 62 %, una cifra che provoca dichiarazioni liriche da parte d’Ahmadinejad (“gloriosa epopea”, “vittoria del popolo”, “neutralizzati i cospiratori occidentali”). Mohammad-Ali Hosseini, portavoce del Ministero degli Affari esteri, ha pure affermato che questa cifra significa l’appoggio del popolo all’attuale politica estera dell’Iran!
La realtà è tutt’altra: il potente Rafsanjani, l’uomo più ricco del Paese, capo del Consiglio d’arbitrato (“Expediency Council”) del regime e mentore per volontà della Guida Suprema per tutti i ministeri, è divenuto uno degli “Esperti”. Meglio: ha ottenuto 1,3 milioni di voti, molto più del secondo, l’ayatollah Meshkini, attuale capo degli Esperti (840mila voti). L’avversario di Rafsanjani, l’estremista Mesbah-Yazdi, è solo il sesto, con 726mila voti – sconfitta per lui e per Ahmadinejad, che l’ultraconservatore rappresentava simbolicamente in quest’elezione.
Il risultato di Rafsanjani può essere interpretato come un cambiamento maggiore: colui che è stato definito il marionettista ed è stato sconfitto due volte davanti al popolo ha, questa volta, ricevuto l’unzione democratica. Gli è possibile sperare di diventare un giorno il successore di Khamenei, Guida suprema della Repubblica islamica d’Iran e Comandante delle Forze armate.
Seconda sconfitta per Ahmadinejad, anche se i risultati del voto arrivano molto lentamente: il sindaco di Teheran rimarrà probabilmente al potere. Teoricamente, Ahmadinejad (ex sindaco di Teheran) come il suo successore, l’attuale sindaco Qalibaf (ex capo della Polizia, ex candidato alla Presidenza della Repubblica) appartengono allo stesso partito politico conservatore: Abadgaran (“Sviluppo”). Ma seguaci di Ahmadinejad se ne sono allontanati e hanno creato un gruppo chiamato “Dolce profumo del servizio” (“Sweet Smell of Service”), guidato dalla sorella del presidente, Parvin. Questo partito ha ottenuto molto meno voti di quello di Qalibaf, che però dovrà creare una coalizione, magari con dei riformisti o dei candidati indipendenti. Sempre che una “tempestiva” denuncia di irregolarità, già avanzata dagli uomini del presidente, non cambi le carte in tavola.
I riformisti, alleati del conservatore-pragmatico Rafsanjani sono di ritorno: non si può parlare di rinascita, ma hanno ottenuto alcuni seggi sul piano locale e, magari, nell’elezione parziale (3 seggi) al Parlamento: un deputato di Teheran potrebbe essere una donna riformista, Soheila Jelodarzadeh – ma c’è attesa per il risultato, che vede ritardata la sua pubblicazione.
 
 
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