20/06/2005, 00.00
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Elezioni in Libano: la fine dell'era siriana

di Youssef Hourani

Al parlamento libanese, per la prima volta in 30 anni ci sarà una maggioranza antisiriana. Nella nuova situazione,  il patriarca Sfeir spera che tutti i partiti collaborino per la rinascita del paese.

Beirut (AsiaNews) - L'ultima tappa delle elezioni legislative 2005 segna in modo netto la fine dell'era siriana in Libano. Con il voto del Nord, si è creata una  nuova fisionomia della Camera dei deputati. La cosiddetta "opposizione del Bristol" (dall'hotel dove si sono radunati per formare l'alleanza, che vede insieme Hariri, Jumblatt, Forze Libanesi, Kornet Chehwane) ha vinto tutti i 28 posti in lizza e detiene ormai una sicura maggioranza nel parlamento.

Queste elezioni mostrano insieme il distacco definitivo da Damasco, ma anche i segni di un nuovo paesaggio politico nel paese.

La vittoria dell'opposizione, raccolta attorno a Saad Hariri, ha portato nel mondo politico libanese una specie di tsunami politico, anche se non è ancora chiaro il significato. La vittoria quasi totale nel Nord si spiega in molti modi. Alcuni dicono che i sunniti hanno fatto un plebiscito e intronizzato Hariri (un sunnita), come prima avevano fatto nelle diverse zone i cristiani (con Aoun nel Monte Libano); i drusi con Jumblatt; gli sciiti con Nabih Berri  e Nasrallah). Il Nord ha però votato per "lo spirito del 14 marzo", quello delle manifestazioni interconfessionali antisiriane, dando a tale movimento una nuova vita. Questo voto nel nord, come quello nel Monte Libano domenica scorsa, sono dei "voti-speranza".

Vi sono anche accuse di corruzione: secondo Aoun, Saad Hariri avrebbe distribuito almeno 35 milioni di dollari per comprare voti. Non mancano, sempre da parte di Aoun, accuse per violenze subite dai suoi sostenitori nell'Akkar.

Ad ogni modo, resta il fatto certo: la camera dei Deputati è ormai dominata dal blocco del Futuro, a guida di Saad Hariri, che si è assicurato la vittoria a Beirut e a Tripoli, le due maggiori città del paese. Michel Aoun nel parlamento sarà la personalità cristiana più in vista; le elezioni nel Nord hanno infatti portato alla sconfitta di Suleiman Franjieh, uno dei vecchi della politica libanese, da sempre alleato della famiglia Assad. Non è ancora chiaro se l'alleanza fra Aoun e Franjieh durerà anche dopo i risultati elettorali.

L'acquisita maggioranza al parlamento porta con sé alcune gioie: si spera di poter mettere in minoranza i filo-siriani e gli amici del presidente Lahud e magari spingerlo fino alle dimissioni.

Ma essi dovranno anche dare carne alla speranza suscitata in molti: accetteranno di cambiare la legge elettorale sclerotica, che pure li ha portati in parlamento? Permetteranno ai cristiani di lavorare a parte intera dentro questa coalizione o li emargineranno? Faranno la riforma (anticonfessionale) tanto sognata? Obbligheranno gli Hezbollah al disarmo? Eleggeranno un successore di Emile Lahud [imposto dai siriani – ndr] prima del 2008? E un'alternativa a Nabih Berri come presidente del Parlamento? Il Libano sarà ancor più polarizzato in senso confessionale o ha davvero voltato pagina?

A tutte queste domande sembra accennare il patriarca maronita Nasrallah Sfeir. Nella sua omelia ieri a Bkerke, ha apprezzato la vittoria di Aoun domenica scorsa. "Essa mostra – ha detto il patriarca – che una parte del popolo libanese si sentiva marginalizzata, esclusa, oppressa, che la loro voce non aveva importanza". "Noi speriamo – ha continuato – che quanto è avvenuto non porti a uno scontro. Ora tutte le comunità sono su un piede di uguaglianza, tutte hanno un capo che polarizza gran parte delle loro forze. Noi speriamo che la cooperazione per la rinascita del paese, prevalga sull'interesse proprio; che termini lo spirito tribale e ci dirigiamo verso l'edificazione di un paese [fatto ] di partiti e programmi, dove si prende in considerazione e si mette in questione anzitutto il programma, prima che gli uomini".

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