15/01/2010, 00.00
SRI LANKA
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Elezioni in Sri Lanka: la questione delle terre e dei profughi

di Melani Manel Perera
Mille delegati di minoranze si incontrano per discutere le urgenze da chiedere ai candidati alla presidenza dello Stato. Tra le emergenze: il ricollocamento delle decine di migliaia di profughi per la guerra e per lo tsunami, ancora senza casa né lavoro.

Colombo (AsiaNews) – Circa 1.000 tamil, sinhalesi e islamici da tutto il Paese hanno partecipato al Centro Jayawardana a Colombo il 12 gennaio all’incontro organizzato dal Praja Abhilasha Network, sotto la supervisione del Movimento nazionale di solidarietà dei pescatori. Quali delegati delle loro comunità, hanno discusso le richieste da presentare ai candidati alle elezioni presidenziali, per risolvere problemi ritenuti urgenti, quali i profughi di guerra, quelli per lo tsunami, le questioni terriere e persino la difficile coabitazione cogli elefanti che devastano le piantagioni.

Tra gli altri ha parlato Inbanayagam di Jaffna, profugo tamil, che ha spiegato il dramma delle molte persone tuttora sfollate anche se la guerra è finita da mesi. Ha ricordato che “ci sono 30.388 famiglie profughe che hanno pure perso la terra che coltivavano. Ci sono circa 4426 pescatori che ora devono vivere a 81 chilometri dal mare e non hanno modo per procurarsi di che vivere”. “Avevamo grandi speranze di poter presto riavere le nostre case dopo le dichiarazioni del fratello e consigliere del presidente Basil Rajapaksa, ma quando il presidente Mahinda Rajapaksa il 10 gennaio ha visitato Jaffna, non ha parlato affatto del nostro ritorno a casa”.

Critico anche il tamil Johnpillai Padmanadan del distretto di Puttlam, che ricorda come “circa 10mila pescatori hanno perso quanto avevano per problemi terrieri. Chiediamo al governo di affrontare il problema e trovare una soluzione”, mentre finora “chiunque ha preso il governo ha dimenticato le promesse fatte durante le elezioni. Chiediamo agli attuali candidati di non agire più, così raggirando gli elettori”.

Anche molte vittime dello tsunami  vivono tuttora in modo precario, a distanza di anni, e chiedono soluzioni definitive. Kumuduni Perera, del distretto di Colombo, spiega che “siamo stati 5 anni nei campi profughi e poi il governo ci ha offerto 150mila, rupie ma solo se lasciamo subito i campi. Ci hanno detto che per avere la somma dovevamo andare via entro il 10 gennaio. Così abbiamo preso il denaro e lasciato i campi, ma la somma è insufficiente per comprare terra o una casa nella zona di Colombo o nei dintorni. Ora siamo di nuovo sfollati e senza alcun aiuto pubblico. Ma abbiamo le nostre terre e case nel distretto di Colombo e abbiamo chiesto al governo perché non possiamo tornarci”.

L’incontro è anche servito per preparare un memorandum di richieste da rivolgere ai candidati per la presidenza dello Stato.

All’incontro ha partecipato Sarath Manamendra, candidato alle elezioni per il partito Nawa Sihala Urumaya (Nuova eredità sinhalese). Anch'egli concorda che “ogni persona ha diritto a una sua casa e terra” e a lasciare i campi profughi. E ha promesso che - se eletto, risolverà il problema entro 6 mesi.  

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