02/03/2012, 00.00
RUSSIA
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Elezioni presidenziali in Russia: le più nervose degli ultimi 15 anni

di Nina Achmatova
Sono 109 milioni i cittadini aventi diritto e 96mila i seggi allestiti in tutto il Paese. Scontata la vittoria del premier Putin sui quattro sfidanti. Le incognite del post-elezioni.

Mosca (AsiaNews) - Quelle che si terranno il 4 marzo, sono le presidenziali russe che hanno attirato più interesse dagli anni '90 a oggi. La campagna elettorale è stata caratterizzata da inedite proteste di piazza e da un crescente attivismo politico nell'opposizione, scatenato dall'annuncio a settembre della candidatura di Vladimir Putin al Cremlino - già due volte presidente - e dalle denunce di vasti brogli alle ultime parlamentari, vinte dal partito di governo Russia Unita, il partito di Putin. Nessuno ha dubbi sul fatto che l'ex agente del Kgb tornerà capo di Stato.

Secondo gli ultimi sondaggi, Vladimir Vladmirovich, attestato oltre il 63% dei consensi, dovrebbe facilmente vincere al primo turno e conquistare un terzo mandato che lo terrà alla guida della Federazione per i prossimi sei anni.

A quanto pare, le vaste proteste di piazza contro il premier e già due volte presidente non hanno scalfito la sua popolarità e il nuovo movimento di opposizione extra parlamentare non ha trovato in nessuno degli altri quattro candidati, la possibile incarnazione delle proprie istanze. I rivali di Vladimir Vladimirivoch sono innocui. Si tratta di due veterani della politica russa, come il nazionalista Vladimir Zhirinovsky, e il comunista Gennady Ziuganov; il semisconosciuto leader di Russia Giusta, Sergei Mironov, e un volto nuovo su cui, però, pesa la sospetta connivenza col Cremlino, il miliardario Mikhail Prokhorov.

Meno certo appare il destino del presidente uscente, Dmitri Medvedev, fattosi da parte per lasciare il posto al più popolare mentore. A settembre, Putin ha promesso che se vincerà, lo nominerà premier, ma sono in pochi a credere che manterrà la promessa. Medvedev è ormai un leader dimezzato e poco credibile. Secondo alcuni analisti, potrebbe tornare primo ministro solo per qualche mese, salvo poi lasciare la poltrona a figure di maggior peso e autorevolezza, anche agli occhi dell'opposizione e dell'Occidente, come l'ex ministro delle Finanze Alexei Kudrin.

Altra incognita è come reagirà "zar Vlad" alle proteste che promettono di continuare senza sosta, a Mosca e nel Paese, al grido di "elezioni giuste" e "una Russia senza Putin". Lo scrittore Boris Akunin, esponente della nuova opposizione, teme che possa ricorrere all'uso della forza per reprimere il dissenso. Altri, più ottimisti sperano in alcune concessioni alla piazza, nel tentativo di mantenere saldo e legittimo il suo trono. Si dice che al Cremlino suggeriscano a Putin, una volta presidente, di indire nuove legislative, come chiede l'opposizione, e dare vita a un parlamento che faccia da reale contraltare al Cremlino. Ma aprirsi alla piazza, concedere elezioni non manovrate e introdurre il pluralismo nel sistema politico, significherebbe scardinare quello stesso sistema di potere che gli ha assicurato il comando negli ultimi 12 anni.

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