20/04/2016, 12.20
FILIPPINE
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Emergenza siccità, i contadini “costretti a magiare i topi”. La Caritas attacca il governo

P. Peter Geremia, missionario del Pime nell’Arakan Valley, racconta la situazione tragica degli agricoltori colpiti da El Niño. “È in corso una distribuzione di viveri, ma è troppo lenta”. Il primo aprile la polizia ha ucciso due dimostranti che chiedevano riso. La Caritas punta il dito contro Manila, colpevole di bloccare i fondi a favore degli agricoltori.

 

Davao (AsiaNews) – La situazione degli agricoltori colpiti dalla siccità nel sud delle Filippine “rimane tragica. È in corso una distribuzione di riso ma è ancora molto lenta. C’è tensione tra la gente e ancora non piove, quindi non si vede la fine della siccità”. Lo racconta p. Peter Geremia, missionario del Pime nella diocesi Kidapawan, che aggiunge: “In più zone dell’Arakan Valley [a nord della città ndr] i contadini poveri, soprattutto tribali lumad, hanno esaurito tutte le scorte di cibo e sono costretti magiare i topi che trovano nei campi”.

Nei giorni scorsi il sacerdote si è recato nel carcere di Kidapawan per fare visita a circa 80 persone arrestate dalla polizia dopo le violenze del primo aprile scorso. Dopo giorni di proteste e manifestazioni promosse da circa 6mila contadini che chiedevano al governo un intervento più deciso contro la siccità provocata da El Niño, i reparti della polizia in tenuta anti-sommossa hanno aperto il fuoco sui manifestanti. Il bilancio complessivo è di due vittime e decine di feriti.

“Gli agenti – racconta p. Geremia – hanno fermato quelli che non potevano scappare. C’erano donne incinte, anziani, persone che erano lì solo per curiosità e anche alcuni che aiutavano gli operatori sanitari. I feriti che non sono riusciti a fuggire sono stati portati in ospedale e poi in carcere”. In seguito, il governo della provincia di Cotabato ha minacciato di portare in tribunale il vescovo metodista di Kidapawan, accusato di nascondere nella sua chiesa alcuni agricoltori sfuggiti agli scontri.

In tribunale gli avvocati difensori hanno chiesto il ritiro delle accuse, affermando che gli arresti sono illegali e compiuti senza chiare prove. “La settimana prossima – afferma p. Geremia – ci sarà la sentenza, ma nel frattempo tutti i prigionieri sono stati rilasciati su cauzione, grazie a collette raccolte dalla comunità”.

Le uccisioni del primo aprile hanno lasciato un lungo strascico nel dibattito pubblico: “In questi giorni – spiega il missionario – è in corso un’interrogazione in Senato volta a capire chi sono i responsabili dell’emergenza siccità, visto che era annunciata già dall’anno scorso. Inoltre si cerca chi abbia dato l’ordine alla polizia di sparare sulla folla, una cosa che non era mai accaduta prima qua”.

La situazione già precaria dei contadini è resa ancora più difficile dalla lentezza del governo a portare aiuti. Il Dipartimento del welfare sociale aveva dichiarato la disponibilità di 8 miliardi di pesos (circa 150 milioni di euro) da devolvere in programmi di assistenza per le famiglie colpite da El Niño, ma i soldi tardano ad arrivare a destinazione.

Oggi Caritas Filippine ha accusato in modo diretto il governo: “Non si capisce perché il governo non abbia ancora sbloccato i fondi raccolti in favore dei contadini – ha detto p. Edwin Gariguez, segretario esecutivo – per contrastare la siccità causata da El Niño. Perché ci mette così tanto? Il tempismo è essenziale in queste situazioni. Abbiamo già visto abbastanza spargimenti di sangue a Kidapawan causati dall’inattività dei politici”. 

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