26/05/2012, 00.00
MYANMAR – ASIA
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Energia, pubblicità e moneta: il Myanmar apre al mercato internazionale

Con la (parziale) rimozione delle sanzioni Usa e Ue, i giganti dell’energia statunitensi, giapponesi e coreani puntano sulla piazza birmana. In fase di progettazione diversi impianti per sopperire alle carenze croniche. Una società pubblicitaria punta agli investimenti su tv e cartellonistica stradale. Pechino punta sul Myanmar per raggiungere la baia del Bengala.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Impianti elettrici realizzati da compagnie statunitensi, giapponesi o coreane; l'ingresso di una società specializzata nella pubblicità; un ufficio per la conversione della valuta cinese, lo yuan, in kyat birmani e viceversa poco oltre il confine. Sono molte le iniziative in campo economico e commerciale che emergono in Myanmar, una nazione retta per decenni da una rigida dittatura militare, oggetto di sanzioni mirate dall'Occidente, fra le più recluse e isolate al mondo, che nell'ultimo anno si è aperta sempre più al palcoscenico internazionale. La formazione di un Parlamento e la nascita di un governo "quasi" civile - sebbene sia sempre sostenuto dall'esercito, vero "potere forte" - le riforme democratiche e l'ingresso nella vita politica della leader dell'opposizione e Nobel per la pace Aung San Suu Kyi hanno determinato la (parziale) rimozione dell'embargo Usa e Ue, insieme all'apertura di un mercato giovane e appetibile.

Secondo il quotidiano ufficiale birmano, in lingua inglese, The New Light of Myanmar il governo intende realizzare una serie di impianti elettrici, avvalendosi della collaborazione di imprese provenienti da Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. Il ministero birmano per l'Energia elettrica-2 ha annunciato che i progetti saranno curati da General Electric Co. e Caterpillar (Usa), da J Power Co. (Giappone) e BKB Co. (Corea del Sud), ma non vi è al momento una data fissata per l'apertura dei cantieri.

Nei giorni scorsi in Myanmar si sono registrate proteste di piazza - le prime dalla Rivoluzione zafferano dei monaci nel settembre 2007, repressa nel sangue dai militari - per la mancanza cronica di energia. Un problema acuito dalla siccità di inizio estate e dalla mancanza di piogge corpose nei mesi scorsi, durante i monsoni. Gli abitanti lamentano inoltre la vendita di energia - soprattutto nella regione di Mandalay e al nord - alla confinante Cina, quando invece la produzione non basterebbe per il fabbisogno interno. Al momento vi sono 18 centrali idroelettriche, una a carbone e 10 a gas, in grado di generare una produzione massima di 1.610 MW.

Sul Myanmar punta anche una delle più importanti agenzie pubblicitarie al mondo, la WPP, prima in assoluto a promuovere investimenti nel Paese dalla rimozione - parziale - delle sanzioni. La società newyorkese Ogilvy&Mather, parte della WPP, ha raggiunto l'accordo per l'acquisto di una quota di Today Advertising, la principale agenzia nazionale birmana nel campo degli spot (televisivi e stradali, perché internet è ancora scarsamente diffuso). La Ogilvy&Mather - prima agenzia mondiale ad aver messo piede in Vietnam nel 1994 - punta quindi su un mercato da 33 milioni di dollari nel 2011, ma in grande espansione per il prossimo futuro.

Nel quadro degli investimenti economico-commerciali si muove la Cina, storico (e ingombrante) partner: Pechino ha appena inaugurato un centro cambia valuta yuan-kyat a Ruili, nella provincia sud-occidentale dello Yunnan, al confine col Myanmar. Esso darà un nuovo impulso alla circolazione della moneta e garantirà un maggior peso della Cina nel mercato interno birmano. L'idea è di aprire una nuova rotta commerciale che, partendo dalla Cina, arriva fino al mare delle Andamane e alla baia del Bengala, con un risparmio enorme sui trasporti delle merci che partono dalla Cina centrale.

Infine l'India: anche New Delhi guarda al Myanmar con rinnovato interesse e il proposito di recuperare il terreno perduto rispetto a Pechino, diretta concorrente a livello locale e nel panorama internazionale. Per questo la settimana prossima il premier Manmohan Singh si recherà nella ex Birmania - primo leader di governo in oltre un quarto di secolo - con il proposito di rafforzare la partnership commerciale, lo sfruttamento delle risorse naturali e il controllo dei confini per contenere l'esodo di profughi e i movimenti delle milizie appartenenti alle minoranze etniche.

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