21/05/2007, 00.00
VIETNAM
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Entrato nel Wto, il governo di Hanoi ricomincia a reprimere i diritti civili e religiosi

di Nguyen Hung
Ripresi arresti e processi contro persone di idee democratiche o diverse da quelle del Partito. Il Congresso Usa ha chiesto l’incondizionata liberazione dei condannati. Alcune settimane fa il presidente della Conferenza episcopale aveva parlato di interventi dei vescovi in difesa della libertà religiosa e del rifiuto del governo alla sua nomina a vescovo di Hanoi.

Hanoi (AsiaNews/Agenzie) – Ottenuto, all’inizio dell’anno, l’ingresso nell’Organizzazione internazionale del commercio (WTO) il governo di Hanoi ha ripreso a stringere la morsa sulla libertà politica e religiosa la morsa che era stato costretto ad allentare durante le trattative. Sono così ripresi gli arresti di persone di idee democratiche o semplicemente che la pensano diversamente dal Partito. Così padre Nguyen Van Ly è stato condannato ad 8 anni di prigione e l’avvocato Nguyen Van Dai sta aspettando il processo. Entrambi fanno parte del “Blocco 8406”, un movimento democratico comparso nell’aprile dello scorso anno.

La loro “incondizionata liberazione” e quella di tutti i prigionieri politici è stata chiesta con la risoluzione 243 del Congresso degli Stati Uniti. “Il governo vietnamita – commenta un anziano di Hanoi - dovrebbe migliorare di molto la situazione dei diritti umani. Invece non ha liberato nessuno e si prepara ad arrestare altre persone”.

Christopher H. Smith, membro della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, riferisce di aver inviato al governo vietnamita un messaggio molto importante, nel quale accusa Hanoi di aver gravemente violato i fondamentali diritti umani. Questo non è accettabile e dovrebbe far profondamente vergognare le autorità.

Alcune compagnie straniere notano che il Vietnam è stato ammesso negli organismi internazionali per lo sviluppo economico, ma non ha fatto aperture per lo sviluppo politico e religioso ed ha invece ripreso a intimidire, arrestare e condannare a lunghe pene numerose persone che “hanno violato la legge vietnamita”, mentre il loro obiettivo era di chiedere riforme democratiche e rispetto dei diritti umani. E sono molti, oggi, nel Paese, ad aver paura a parlare di diritti umani, libertà di religione e di parola per tutti i componenti della società.

Di interventi dei vescovi in difesa della libertà religiosa, peraltro, aveva parlato a fine aprile anche mons. Nguyen Van Hoa, vescovo di Nha Trang e presidente della Conferenza episcopale del suo Paese. Intervistato da “Vietcatholic News”, agenzia vietnamita con sede negli Usa, egli aveva detto che i vescovi hanno sollevato col governo la questione della libertà religiosa ed hanno evidenziato problemi culturali e morali in rapporto con i giovani, la giustizia e la verità.

Mons. Hoa sottolineava poi che la Conferenza dei vescovi cattolici è la sola istanza della società civile vietnamita che ha il coraggio di affrontare apertamente tali questioni con lo Stato. Egli ha anche fatto riferimento alla sua vicenda personale: “molte persone sanno che la Santa Sede voleva nominarmi vescovo di Hanoi e che questa nomina non è mai stata accettata. E questo mostra qual è il mio atteggiamento, quale lotta ho dovuto condurre e testimonia la perseveranza con la quale ho mantenuto la mia posizione”.

Pur criticando, infine, la scelta di padre Ly di occuparsi di politica – “un prete deve lavorare per tutti e non per un gruppo contro un altro” - il vescovo aveva affermato che tutti debbono avere il diritto di esprimere la propria opinione sulla giustizia, la verità, gli interessi della società.

 

 

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