25/10/2017, 08.48
IRAQ
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Erbil offre a Baghdad il ‘congelamento’ dei risultati del referendum sull’indipendenza

Le autorità curde propongono il cessate il fuoco per “prevenire ulteriori violenze e scontri”. Da Erbil anche la proposta di un “dialogo aperto” fra le due parti. Il Parlamento curdo posticipa le elezioni legislative e presidenziali del Primo novembre. L’offerta di una mediazione Onu per “superare la crisi”. 

 

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Il governo regionale del Kurdistan ha “proposto il congelamento” dei risultati del recente voto sull’indipendenza, che ha innescato una violenta risposta delle autorità centrali, e desidera avviare un dialogo con Baghdad per risolvere la crisi. Le autorità di Erbil hanno proposto un cessate il fuoco, al fine di “prevenire ulteriori violenze e scontri” a danno della popolazione civile locale. 

La scorsa settimana sono divampati pesanti scontri fra esercito irakeno e milizie curde (i Peshmerga), nel contesto di una rapida avanzata dei militari governativi nei territori - fra cui Kirkuk - da tempo controllati dai curdi. Le violenze seguono il referendum per l’indipendenza nella regione autonoma del nord, che si è tenuto il 25 settembre scorso e si è chiuso con una schiacciante vittoria dei favorevoli (oltre 90% di sì).

Il voto si è svolto anche nel territorio conteso di Kirkuk. Baghdad ha dichiarato che il referendum - svolto a dispetto dell’opposizione internazionale, fatta eccezione per Israele - è illegale. Sulla vicenda è intervenuto anche il patriarca caldeo mar Louis Raphael Sako, che in una lettera ha rinnovato l’appello al dialogo fra le parti contro il pericolo di “nuovi conflitti”.

In un comunicato ufficiale diffuso nella notte, il governo regionale del Kurdistan afferma di “proporre all’esecutivo [di Baghdad] e all’opinione pubblica irakena […] di congelare i risultati del referendum […] e l’inizio di un dialogo aperto tra il governo del Kurdistan e il governo centrale sulla base della Costituzione”. 

Nella nota Erbil sottolinea che i continui combattimenti non avvantaggiano nessuno dei fronti, ma trascinano il Paese “verso il disordine e il caos”. Da qui la proposta, in tre punti, di un cessate il fuoco immediato e la fine delle operazioni militari, per scongiurare ulteriori vittime dopo i 30 morti registrati nelle violenze dei giorni scorsi.

Ieri, infine, il Parlamento del Kurdistan ha deciso di rimandare le elezioni legislative e presidenziali nella regione autonoma, in programma in origine il primo novembre. Alla base della decisione, la crisi in atto post referendum e le recenti perdite territoriali. Le elezioni legislative sono posticipate di almeno otto mesi, mentre non vi sono indicazioni sulla data delle presidenziali. 

Il congelamento delle attività presidenziali e il mancato rinnovo del mandato del leader Masoud Barzani, confermano il proposito del Parlamento di mettere un termine all’attuale leadership. Del resto il presidente è stato uno dei grandi promotori del referendum, che ha poi innescato lo stato di crisi attuale. 

Nel frattempo le Nazioni Unite, che fino alla vigilia del 25 settembre invocavano un piano alternativo di negoziati, hanno rilanciato la proposta di mediazione nei colloqui fra Baghdad ed Erbil per fermare l’escalation. In una nota, il rappresentante speciale del segretario generale Onu in Iraq Jan Kubis si dice “fiducioso che, a dispetto delle recenti tensioni, l’Iraq supererà la crisi”. Egli offre infine “i buoni auspici” della missione delle Nazioni Unite “per facilitare le discussioni, se entrambe le parti lo chiederanno”.

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