21/08/2021, 08.45
TURCHIA
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Erdogan, legge contro le ‘fake news’ per reprimere il dissenso social

Allo studio una norma che prevede da uno a cinque anni di prigione per chi diffonde “disinformazione” o “falsa informazione” in rete. Aumentate anche le pene per il reato di diffamazione. L’ipotesi di un direttorio all’interno del governo per monitorare i contenuti critici. Per esperti e attivisti è il segno di una “tendenza continua del degrado della libertà su internet”. 

Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - Il governo turco vuole introdurre una nuova legge che prevede da uno fino a cinque anni di carcere per chi diffonde o rilancia fake news in rete o sui social network. In aggiunta, in caso di approvazione la legge prevederebbe anche la creazione di un organismo regolatore chiamato “Presidenza dei social media”. Attivisti ed esperti temono che la legge apra la strada a una ulteriore stretta sulla libertà di pensiero e di parola nel Paese, favorendo repressione e detenzione per quanti esprimono critiche verso il capo dello Stato Recep Tayyip Erdogan e il suo esecutivo. 

La legislazione comporta l’introduzione dei reati di “disinformazione” e “falsa informazione” e porta la pena per il reato di diffamazione da tre mesi fino a due anni in prigione. A questo si aggiunge il progetto di creare un Direttivo per i social media all’interno del governo, cui spetta il compito di monitorare il contenuto dei commenti online e punire quelli critici. 

Il mese scorso il presidente e leader del partito di maggioranza Akp (Justice and Development Party) Erdogan aveva annunciato lo studio di una norma per contrastare quello che egli definiva “il terrorismo delle bugie”. In realtà la proposta è solo l’ultimo tentativo in ordine di tempo da parte del governo di reprimere l’accesso e la libera circolazione delle informazioni in rete, soprattutto quelle critiche - o comunque non allineate - verso la leadership di Ankara. 

Nel Paese i media sono sotto lo stretto controllo governativo, fatta eccezione per una piccola parte di giornali e televisioni. “Al momento - sottolinea Erkan Saka, responsabile media della Istanbul Bilgi University - la norma presenta diversi profili di ambiguità. Penso che il suo scopo sia quello di intimidire gli utenti dei social”. Essa - aggiunge - è parte della campagna che punta a “restringere” l’uso della rete, aumentando le pene per quanti diffondono critiche sui social e che, finora, “venivano rilasciati dopo pochi mesi”.

Cathryn Grothe, ricercatrice associata della Freedom House, parla di “tendenza continua del degrado della libertà su internet” con Erdogan. Questo disegno di legge, prosegue, è “un altro passo verso il cyber-autoritarismo […] e del giro di vite sulla libertà di parola e sui giornalisti in Turchia. La sanzione penale è problematica, perché sappiamo che queste leggi tendono ad avere una formulazione molto vaga per ciò che viene considerato fake news”.

Un recente inchiesta della Freedom of Expression Association, con sede a Istanbul, mostra che solo lo scorso anno sono state intraprese 32mila azioni legali verso account social e la messa al bando di 58mila siti web. Sempre nel 2020, giornali e riviste critici nei confronti del governo hanno subito un taglio pari all’88% dei finanziamenti e dei proventi derivanti dalla pubblicità. 

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