04/11/2017, 10.54
SIRIA
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Esercito siriano riconquista Deir al-Zor. Lo Stato islamico alle strette

I territori di Daesh ridotti a una città in Siria e un villaggio in Iraq. Ma anche senza terreni, l’Isis resta pericoloso: i miliziani potrebbero riorganizzarsi in una forza di guerriglia.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) – Una città sul confine siriano, un villaggio sulla sponda irachena dell’Eufrate e alcune aree nel vicino deserto. Questo è tutto il territorio che resta allo Stato islamico dopo le ultime disfatte riportate ieri in Siria e Iraq. Ora, il timore è che i militanti rimasti si riorganizzino in gruppi di guerriglia.

Ieri, mentre il primo ministro iracheno Haidar Abadi annunciava la riconquista di al-Qaim, le forze governative di Damasco proclamavano la vittoria contro Daesh [acronimo arabo per Isis] a Deir al-Zor, città centro della produzione petrolifera siriana e ultimo bastione dell’Isis. Lo scontro per la riconquista della città andava avanti da due mesi, e ha costretto alla fuga circa 350mila civili. Al presente, gli artificieri stanno pattugliando le strade e gli edifici per smantellare mine e trappole esplosive lasciate dai combattenti dell’Isis.

L’area, detta “Provincia dell’Eufrate”, ha per Daesh un forte valore strategico e simbolico: oltre ad essere  usata per il trasporto di armi e combattenti, è emblema dell’intento dell’Isis di smantellare i confini decisi nel 1916 dall’accordo Sykes-Picot, con il quale Londra e Parigi si spartirono il Medio oriente in sfere di influenza.

Al momento, l’Isis controlla il villaggio di Rawa, sulla irachena del fiume Eufrate e la città siriana di Albu Kamal. Le forze armate di Damasco sono a 40 km dalla città, pronte all’ultimo scontro. Gli ufficiali di entrambi i Paesi confermano che la sconfitta definitiva di Daesh potrebbe giungere con facilità. Ormai, il territorio nelle mani dall’Isis in Iraq si è ridotto del 95% e circa 4,4 milioni di iracheni sono stati liberati dal suo controllo. Tuttavia, l'Isis non è sconfitto: ora il pericolo è che i miliziani si ricostituiscano come una forza di guerriglia, pronta a colpire anche se priva di territori da difendere.

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