Esercito: il blitz alla moschea rossa è “quasi finito”

Lanciata ieri mattina all’alba, è praticamente conclusa l’operazione militare contro gli estremisti asserragliati all’interno della Lal Masjid. Al momento sono oltre 63 le vittime, fra i radicali ed i soldati, compreso il leader islamico Abdul Rashid Ghazi.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – L’operazione militare ordinata dal governo pakistano contro gli estremisti islamici asserragliati all’interno della Lal Masjid, la “moschea rossa” della capitale, “è praticamente finita, anche se vi sono ancora i nostri soldati sul campo, che temono di fare vittime fra gli ostaggi”. Lo ha detto questa mattina il magg. Waheed Arshad, portavoce delle forze armate pakistane, che ha giustificato così gli scontri ancora in corso, anche se sporadici, all’interno del luogo di culto.

Il blitz è stato ordinato all’alba di ieri mattina dal governo pakistano: da allora sono morti circa 55 estremisti, fra cui il leader religioso Abdul Rashid Ghazi, ed otto soldati. I ribelli ancora in vita, ha aggiunto il portavoce militare, “dovrebbero essere tutti negli alloggi privati di Ghazi, dove tengono ancora degli ostaggi”.

E’ ancora incerto il numero dei militanti islamici sopravvissuti: secondo alcune fonti, sarebbero non più di venti e tutti collegati alla Jaish-e-Mohammad, organizzazione radicale islamica vicina ad al-Qaeda e fuorilegge da anni nel Paese. I militari non confermano, e parlano di “studenti della moschea”.

La Lal Masjid e la collegata madrassa Jamia Hafsa hanno tenuto sotto scacco il governo del gen. Musharraf sin dallo scorso gennaio, quando hanno lanciato una campagna di “talebanizzazione” del Pakistan, mirata alla piena introduzione della sharia.