04/11/2016, 08.56
TURCHIA
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Esplosione a Diyarbakir dopo l’arresto di due leader filo-curdi

Almeno 20 i feriti nello scoppio, due dei quali in modo grave. L’esplosione avvenuta nei pressi di una caserma di polizia nel distretto di Baglar. In precedenza le forze di sicurezza avevano fermato Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag. Prorogato lo stato di emergenza. Mandato di arresto per 137 professori universitari, sospettati di legami con il predicatore islamico Gülen. 

 

Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - È di almeno 20 feriti il bilancio, tuttora provvisorio, di un’esplosione nei pressi di una caserma di polizia nel centro di Diyarbakir, nel sud-est della Turchia, in una regione a maggioranza curda. Secondo quanto riferiscono le forze di sicurezza di Ankara lo scoppio è avvenuto nella prima mattinata di oggi, a poche ore di distanza dall’arresto dei capi del più importante partito filo-curdo del Paese, insieme a decine di altri parlamentari.

Quella di ieri è stata la campagna di arresti più massiccia delle autorità turche contro la comunità e la leadership curda. I fermi sono da inquadrare nella politica di repressione lanciata dal governo e dal presidente Recep Tayyip Erdogan contro (presunti) autori e fiancheggiatori del (fallito) di colpo di Stato in Turchia del luglio scorso.

Fonti locali riferiscono che nella zona dell’esplosione, localizzata nel distretto di Baglar, sono intervenute diverse ambulanze. Al momento non vi sono ulteriori informazioni sulla natura dello scoppio (si sospetta un’autobomba) e sugli autori dell’attentato, che non è stato finora rivendicato in via ufficiale. Fra i feriti, almeno due versano in gravi condizioni e sono in pericolo di vita. 

In precedenza le forze di polizia avevano fermato Selahattin Demirtas, leader del Partito Democratico dei Popoli (Hdp), mentre si trovava nella sua residenza privata a Diyarbakir. Ad Ankara è stato arrestato anche il numero due del partito, Figen Yuksekdag. Entrambi sono accusati di propaganda per il partito fuorilegge Pkk e di aver fomentato le violenze dell’ottobre del 2014, in cui sono morte decine di persone. 

L’Hdp è il più importante movimento politico curdo e la terza forza parlamentare, con 59 seggi. 

Secondo quanto riferisce l’agenzia ufficiale di Stato turca Anadolu l’arresto dei due alti funzionari curdi rientra nella massiccia campagna di repressione promossa dalle autorità turche, che in poco più di tre mesi ha portato all’arresto di 37mila persone e a un numero complessivo di circa 100mila fra indagati e sospesi dal servizio.

Durante le fasi concitate del fallito golpe della notte fra il 15 e il 16 luglio scorso sono morte 270 persone, migliaia i feriti.

Sin dai giorni successivi Ankara ha lanciato una campagna di purghe contro personalità intellettuali, politiche, militari e amministrative ritenute vicine al predicatore islamico Fethullah Gülen, in esilio negli Stati Uniti, il quale ha sempre negato ogni coinvolgimento nelle operazioni. Il giro di vite ha coinvolto anche giornalisti, media vicini all’opposizione, insegnanti e personale amministrativo.

Nel frattempo il governo turco ha confermato lo stato di emergenza nel Paese, imposto all’indomani del fallito golpe. Una norma che permette arresti arbitrari e fermi di polizia senza un mandato preventivo. E al presidente turco Erdogan di emanare leggi speciali senza dover passare dal Parlamento per l’approvazione. 

La campagna di repressione ha colpito anche membri della stampa, docenti e intellettuali. Il primo novembre la polizia ha arrestato 13 giornalisti - fra cui il direttore - del principale quotidiano di opposizione Cumhuriyet. Il giorno successivo le autorità turche hanno emesso un ordine di cattura per 137 professori universitari, sospettati di legami e simpatie con il predicatore islamico Gülen e il suo movimento.

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