04/08/2021, 13.03
LIBANO
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Esplosione porto di Beirut: giorno di lutto nazionale in memoria delle vittime

di Fady Noun

Un anno fa la tragedia che ha distrutto interi quartieri della capitale libanese. Ancora non è chiaro perché il nitrato d'ammonio sia rimasto immagazzinato in un capannone portuale fino al 2020. Il processo contro i politici imputati procede a rilento. Messa celebrata dal patriarca maronita: senza  politici.

Beirut (AsiaNews) - È lutto nazionale oggi in Libano per commemorare il primo anniversario del disastro del 4 agosto 2020: l'esplosione di oltre 2.750 tonnellate di nitrato d'ammonio, incautamente immagazzinate in un capannone del porto della capitale insieme ad altri prodotti altamente infiammabili. La deflagrazione ha ucciso più di 200 persone e ne ha ferite migliaia, molte delle quali rimarranno mutilate o invalide.  Interi quartieri della capitale hanno subito devastazioni, soprattutto quelli dell'area portuale.

La detonazione ha squarciato le tegole delle abitazioni tradizionali, rovesciato muri di pietra arenaria, trasformato le porte e gli infissi delle finestre in manganelli e i frammenti di vetro in colpi di mitraglia, lame e pugnali. Migliaia di famiglie hanno perso l’abitazione e sono state costrette a trasferirsi. Ospedali, scuole e chiese sono rimasti anch'essi gravemente danneggiati dall'esplosione, che si è sentita a chilometri di distanza. 

Il giorno di lutto è scandito da diversi eventi organizzati dalle famiglie delle vittime, e da una cerimonia interreligiosa cui seguirà una messa, che il patriarca maronita celebrerà sul luogo della deflagrazione. I dignitari musulmani e drusi parteciperanno alla cerimonia, ma non sarà presente nessun rappresentante politico o diplomatico. La celebrazione interreligiosa avrà luogo alle 17:50 (16:50 ora italiana). Alle 18.07, l'ora esatta della tragedia, sarà osservato un minuto di silenzio, seguito dal suono delle campane e dalla chiamata alla preghiera musulmana. Saranno letti ad uno ad uno i nomi delle vittime. 

Dopo questo momento di raccoglimento inizierà la messa. Presieduta dal patriarca maronita, sarà celebrata alla presenza del Nunzio Apostolico in Libano, Mons. Josef Spiteri, 25 vescovi, 150 sacerdoti e 1.200 partecipanti civili, le famiglie delle vittime, coloro che sono rimasti feriti o mutilati dell'esplosione o che hanno perso i loro averi. Solo alcune ong coinvolte nella ricostruzione saranno presenti, così come i giornalisti. La cerimonia è organizzata dal gruppo di sacerdoti “Chiesa per il Libano”, che da un anno lavora a tempo pieno con le famiglie delle vittime e dei martiri. La televisione libanese trasmetterà l’intero evento.

Incuranza della classe politica 

L'esplosione ha rivelato ai libanesi e al mondo la negligenza della classe politica locale. L'inchiesta aperta dopo questa tragedia ha rivelato che il nitrato di ammonio era stato scaricato al porto di Beirut alla fine del 2013. Il carico aveva lasciato la Georgia su una nave, la Rhosus, noleggiata dalla società Savaro, ed era destinato a una fabbrica di esplosivi in Mozambico. Lo scalo a Beirut doveva essere puramente tecnico, ma si è rivelato cruciale per gli eventi futuri.  

Come e per conto di chi il nitrato, che può anche essere usato - a seconda del suo livello di saturazione - come fertilizzante agricolo, sia stato lasciato lì dal 2013 al 2020, è qualcosa che l'indagine non è ancora riuscita a chiarire completamente, in apparenza ostacolata da interventi politici locali ed esterni. Qual è stato il fattore scatenante dell'esplosione? Anche questa domanda è ancora senza risposta. 

Le responsabilità in merito sono di natura penale o amministrativa (o entrambe). L'attuale giudice istruttore del tribunale che si occupa della vicenda, Tarek Bitar, è un uomo noto per la sua integrità e correttezza. Di recente ha deciso di interrogare come imputati diversi ex ministri e alti ufficiali. Ma si è scontrato con l'ostacolo dell'immunità di cui godono per il loro incarico.  

Negligenza criminale: alcuni politici accusati 

I ministri accusati sono quelli dei Trasporti (per l’autorità portuale) e delle Finanze (per l’autorità doganale) che hanno ricoperto queste posizioni dal 2014. I giudici hanno chiamato a comparire l'ex comandante in capo dell'esercito Jean Kahwagi, il direttore della sicurezza Abbas Ibrahim, il direttore generale della sicurezza dello Stato Antoine Saliba e un ex capo dei servizi segreti dell'esercito. Convocato dal giudice istruttore, anche il capo del governo per il disbrigo degli affari correnti, Hassane Diab, ha fatto appello all’immunità politica. Egli ha dichiarato pubblicamente di essere stato informato della presenza di nitrato d'ammonio qualche settimana prima della tragedia. Da parte sua, il capo dello Stato Michel Aoun, che si trova nella stessa situazione di Diab, ha dato l'esempio e si è messo a disposizione del giudice istruttore Tarek Bitar. 

Nei giorni successivi all'esplosione, 30 persone sono state incriminate e 25 arrestate, tra cui il direttore generale delle dogane Badri Daher, che dipende dal ministero delle Finanze, e il direttore generale del porto Hassan Koraytem, che fa riferimento al ministero dei Trasporti. Otto sono state poi rilasciate. Nei casi di Daher e di Koraytem è apparso però subito evidente che erano tutti a conoscenza della presenza e della natura esplosiva del nitrato d'ammonio. Nonostante la marea di comunicazioni scambiate dal 2013 e al 2020, rivela Marie-Jo Sader sull'Orient-Le Jour, nessun ordine è mai stato dato per sgomberare il nitrato di ammonio dal porto di Beirut. L'indagine deve determinare il perchè.

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