25/06/2009, 00.00
FILIPPINE
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Eugenio Vagni, da Manila “più speranze che certezze”. L’appello della moglie del rapito

Sacerdote filippino spiega che la chiave per la liberazione “è un accordo economico con i rapitori”. Da due settimane non si hanno contatti con il volontario della Croce Rossa, ma il governo vuole infondere ottimismo. La moglie è “estremamente preoccupata” e “implora” preghiere per la liberazione.
Manila (AsiaNews) – Al momento vi sono “più speranze che certezze” in merito alla vicenda di Eugenio Vagni, il delegato del Comitato internazionale della Croce Rossa rapito il 15 gennaio scorso dal gruppo Abu Sayyaf nell’isola di Sulu, nelle Filippine. È quanto riferisce ad AsiaNews p. Angel Calvo, missionario clarettiano e presidente di Peace Advocates Zamboanga (Paz), in prima linea sulla questione degli ostaggi, secondo cui la “chiave per risolvere la vicenda è un accordo economico con i rapitori”. La moglie di Vagni ha diffuso un appello in cui manifesta la “preoccupazione dei familiari” e chiede “azioni e preghiere” per la giungere alla liberazione.
 
Nei giorni scorsi Ronaldo Puno, Ministro filippino degli interni, ha dichiarato che “Vagni è vivo e sta abbastanza bene”. Padre Calvo spiega che il governo “vuole infondere ottimismo sulla vicenda” e “mantenere aperta la speranza” di una soluzione positiva a breve. Il sacerdote aggiunge che i militari hanno interrotto le operazioni nella zona e avviato canali per riaprire il dialogo con i sequestratori. “Resta la speranza – continua p. Calvo – ma il rapimento dura da troppo tempo e non vi sono contatti diretti da più di due settimane. La chiave per il rilascio resta un accordo economico con i rapitori”.
 
Intanto la moglie di Eugenio Vagni ha lanciato un appello per la liberazioni del marito. “Ogni giorno che passa è sempre più difficile per me e la mia famiglia, per gli amici e i colleghi di Eugenio” scrive Khwanruean Phungket. La donna è “estremamente preoccupata” per la sorte del marito e invita “chiunque possa fare qualcosa” di “aiutarci adesso”. “La sofferenza e l’agonia di Eugenio e della sua famiglia – continua – per non sapere quando questa tragedia potrà finire sono troppo da sostenere”. La moglie chiede al Governo italiano di “trovare una soluzione” e ribadisce che “le condizioni di salute non sono buone. A tutti i cittadini italiani imploro di pregare per la liberazione di mio marito”.
 
La famiglia Vagni non nasconde l’amarezza per l’evolversi del sequestro e non vuole rilasciare ulteriori dichiarazioni, lasciando trasparire un senso di frustrazione.
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