19/11/2007, 00.00
CINA
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Fabbrica di mattoni dello Xinjiang chiusa per “schiavitù”

Accusata di forzare gli operai, anche bambini e disabili mentali, a 20 ore di lavoro al giorno. Senza pagare lo straordinario e con mesi di salari arretrati. Ora la fabbrica è chiusa e ci sono indagini. Un avvocato: il problema rimane il “lassismo” di chi dovrebbe tutelare i lavoratori.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Chiusa la fabbrica di mattoni Xiangtai nello Xinjiang, accusata di avere costretto operai, bambini e disabili mentali a lavorare per oltre 20 ore al giorno senza stipendio. Lin Zhonggeng, capo del Gruppo di Urumqi per il controllo sul lavoro, dice che la ditta ha lavorato senza registrare gli operai, senza contratti e non pagando il lavoro straordinario.
 
Ora un ex operaio racconta a un giornale locale che “nella fabbrica lavorano oltre 40 contadini, tra cui un bambino di 13 anni circa e portatori di handicap”. “Ci hanno costretti a lavorare dalle 5 di mattina alle 2 della notte successiva. I controllori ci percuotevano quando non lavoravamo come volevano”. “Per questo la metà di noi è fuggita via, senza prendere mesi di paghe arretrate”.
 
Un altro operaio conferma che nella fabbrica “lavorano disabili mentali. Molto di loro non ricevono salario, anche se sono costretti a lavorare tutto il giorno, come macchine”. Ma Lin dice che “durante le ispezioni non sono stati trovati lavoratori con handicap mentali”. Ora è stata ordinata la chiusura della fabbrica e di pagare i salari arretrati.
 
Ma l’avvocato Gan Weidong, del Xinjiang Xinnan Law Firm, denuncia al South China Morning Post che “c’è troppo lassismo nei controlli e nell’applicazione delle leggi per la tutela dei lavoratori”. Osserva che da 5 anni il premier Wen Jiabao anni raccomanda una attenta protezione dei diritti dei lavoratori, ma in molte regioni non c’è sufficiente attuazione delle leggi di tutela e così “proprietari disonesti guadagnano più denaro sfruttando i lavoratori”. “Questa è la radice del problema”.
 
A giugno nello Shanxi e nell’Henan è stato denunciato lo sfruttamento di centinaia di operai “schiavi” (migliaia, secondo alcuni) nelle fabbriche di mattoni, costretti a lavorare tutto il giorno ricevendo solo scarso cibo, controllati da guardie e cani per impedire loro di fuggire, compresi bambini rapiti e disabili mentali. Ma dopo alcune settimane di clamore, non si è più parlato del problema.
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