03/12/2014, 00.00
PAKISTAN

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Faisalabad, appello di cristiani e musulmani: Basta sfruttamento delle donne lavoratrici

di Shafique Khokhar
Nella Giornata internazionale per l'abolizione della schiavitù, ong e attivisti lanciano appelli al governo per la tutela del lavoro femminile. Dalle organizzazioni sindacali l’appello a unirsi “in associazioni” e parlare a “una sola voce”. Dura condanna dello schiavismo e dello sfruttamento del lavoro minorile.

Faisalabad (AsiaNews) - Il governo pakistano deve prestare attenzione ai ritmi e alle modalità operative in vigore nei mattonifici e nelle fornaci, verificando il rispetto delle norme sul lavoro e difendendo i diritti - violati - degli operai e della manovalanza, soprattutto femminile. E ancora, è compito dell'esecutivo proteggere le lavoratrici domestiche e garantire la distribuzione dell'assegno di maternità attraverso l'applicazione delle convenzioni Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) C-177, C-189 & C 183 che regolano le tutele dei lavoratori. Sono queste le richieste avanzate dai partecipanti al convengo organizzato in concomitanza con la Giornata internazionale per l'abolizione della schiavitù, che si è celebrata ieri in tutto il mondo, e che ha dedicato particolare attenzione alla condizione della donna. 

Intitolato "Sensibilizzare sui diritti delle donne e le leggi del mercato del lavoro", l'incontro si è tenuto a Faisalabad, nel Punjab, e ha registrato la partecipazione di lavoratori e lavoratrici nei diversi settori. Promotori dell'evento i vertici della Association of Women for Awareness and Motivation (Awam), nel quadro delle iniziative inserite all'interno del programma dedicato alla parità di genere (Gep).  

Hanif Ramay, segretario generale della Muthida Labour Federation, invita le donne lavoratrici a "unirsi, organizzarsi in sindacati o associazioni, migliorare le loro conoscenze e capacità"; per raggiungere gli obiettivi, aggiunge, è necessario che vi sia "una sola voce, unita e forte, in difesa dei diritti dovuti". 

Nazia Sardar, direttore Awam, ricorda le difficili condizioni di domestiche e donne di servizio, cui viene "negata ogni forma legale di protezione, incluso il salario minimo"; le fa eco Shazia George, secondo cui ogni politica sul lavoro deve prevedere "una apposita sezione per le donne", la cui rappresentanza - anche a livello sindacale - va potenziata. 

La responsabile del Programma per la parità di genere (Gep) Sumera Saleem spiega che "il governo deve inquadrare leggi e politiche del lavoro", previa consultazione "con tutte le parti interessate"; la donna avverte inoltre che è necessario "evitare" una terminologia "vaga e assurda" in tema di lavoro che "può portare allo sfruttamento". L'attivista per i diritti delle donne Zarfishan Nasir conclude affermando che "nessuno deve essere tenuto in condizioni di schiavitù" e che le "tutte le forme moderne" di schiavismo - lavoro forzato, sfruttamento del lavoro minorile - e il commercio di vite umane "vanno proibite con forza".  

Ieri anche papa Francesco è intervenuto sul tema della "moderna schiavitù", definendo lo sfruttamento delle persone "un delitto aberrante". 

 

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