21/04/2011, 00.00
PAKISTAN
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Faisalabad: condanna a morte per l’omicida di due fratelli cristiani, imputati per blasfemia

Maqsood Ahmed, musulmano, dovrà inoltre versare una multa di circa 47mila dollari. Rashid e Sajid Masih Emmanuel, ammanettati, sono stati freddati a colpi di arma da fuoco il 19 luglio 2010 davanti al tribunale cittadino. I due erano accusati in base alla “legge nera”, ma il procedimento era diretto verso l’archiviazione.
Faisalabad (AsiaNews) – Il tribunale dell’anti-terrorismo pakistano a Faisalabad ha condannato a morte Maqsood Ahmed, un musulmano, per l’omicidio nel luglio 2010 di due fratelli cristiani accusati di blasfemia. Il giudice Raja Muhammad Arshad ha emesso la sentenza il 18 aprile scorso, aggiungendo alla pena capitale una ulteriore condanna a 10 anni di galera e al pagamento di circa 47mila dollari. L’imputato dovrà inoltre versare una somma di quasi 6mila dollari all’ispettore di polizia, rimasto ferito nella sparatoria in cui sono morti Rashid e Sajid Masih Emmanuel. Un gruppo di attivisti cristiani riferisce che si tratta “del primo caso” in cui è applicata la legge e viene condannato l’assassinio di due cristiani, vittime innocenti.
 
Il 19 luglio 2010 Rashid Emmanuel e Sajid Masih Emmanuel, due fratelli cristiani di 32 e 30 anni, a processo con l’accusa di blasfemia, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco all’uscita del tribunale a Faisalabad, nel Punjab. Per il brutale omicidio è stato condannato il musulmano Maqsood Ahmed, che li ha freddati all’esterno dell’edificio dal quale erano appena usciti. Ancora ammanettati, i due fratelli cristiani sarebbero dovuti rientrare in carcere al termine dell’udienza.
 
Nel corso delle indagini, avviate poco dopo l’omicidio, la polizia è risalita a Maqsood Ahmed, un musulmano, che ha compiuto materialmente l’omicidio. La prima udienza in tribunale si è tenuta il 6 settembre scorso, di fronte ai giudici dell’antiterrorismo a Faisalabad. Il Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement (Claas), che fornisce assistenza legale gratuita (fra gli altri) alle vittime della blasfemia, ha seguito l’intero dibattimento, concluso il 18 aprile. Per gli attivisti si tratta “del primo caso” in cui è applicata la legge e viene condannato l’assassinio di due cristiani, vittime innocenti. “Siamo molto soddisfatti – affermano in un’intervista ad ANS – e se i giudici decideranno tutti i casi di blasfemia sui meri fatti, si vedrà che la maggioranza di questi è del tutto priva di fondamento”.
 
Durante i giorni del dibattimento, la comunità cristiana temeva rappresaglie verso Rashid e Sajid Masih Emmanuel, perché imputati in base alla “legge nera” e con molte probabilità di essere prosciolti. I musulmani della zona, aizzati dagli imam, avevano promosso una manifestazione di protesta, in cui chiedevano la condanna a morte dei due cristiani. I fratelli Emmanuel, uno dei quali pastore, erano stati arrestati un mese prima, dopo il ritrovamento di alcuni volantini “blasfemi” – si profanava il nome di Maometto – in cui era impresso il loro nome. Al momento dell’omicidio, fonti locali riferivano che i giudici li avrebbero scagionati dall’accusa perché, all’esame grafologico, le scritture non coincidevano.
 
L’omicidio di Rashid e Sajid all’esterno del tribunale ha ricordato l’assassinio di Manzoor Masih, cristiano accusato di blasfemia ucciso a colpi di arma da fuoco nei pressi del tribunale di Gujranwala, il 5 aprile del 1994. Rashid e Sajid Emmanuel guidavano da due anni la “United Ministries Pakistan” a Daudnagar, nei pressi della colonia cristiana di Wareispura. La loro morte, causata dalle famigerate leggi sulla blasfemia, ha scatenati violenti scontri fra cristiani e musulmani, arginati con l’imposizione dello “stato di emergenza”.
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