16/05/2005, 00.00
FILIPPINE
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Filippine: vescovi chiedono ai fedeli di opporsi allo sfruttamento minerario

Si rischia di scambiare vantaggi economici a breve termine con un grave pericolo ecologico e sociale.

Manila (AsiaNews) – I vescovi di Luzon nord, Filippine, chiedono alle loro comunità di opporsi ai piani del governo che vuole rivitalizzare l'industria mineraria con lo sfruttamento intensivo del sottosuolo, in quanto produrrebbe gravi danni ecologici e rischi di tensioni sociali in una zona abitata prevalentemente da indigeni.

In una dichiarazione ufficiale di 3 pagine i porporati, tra cui il vice presidente della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), mons. Oscar Cruz, hanno ribadito di non approvare la decisione del presidente Gloria Macapagal Arroyo di incoraggiare gli investimenti stranieri per dare maggiore impulso al settore minerario. Con questa finalità la Arroyo aveva promosso il Mining Act, una legge del 1995, che favorisce lo sfruttamento del sottosuolo. Secondo i vescovi questa politica del governo "porterà solo un guadagno economico a breve termine a spese di danni ecologici a lungo termine". I leader religiosi cattolici invitano le comunità della zona a rimanere unite e vigili contro l'attuazione di questi progetti, che "mettono in pericolo strategiche fonti di sussistenza per la generazione presente e quelle future".

"Ci uniamo – si legge nelle dichiarazione – con il cuore e con la mente in sostegno della nostra comunità e pronunciamo un fermo no allo sfruttamento intensivo delle risorse minerarie".

Al momento, nel nord dell'isola di Luzon sono 7 i grandi progetti di estrazione di oro e rame in fase di espansione o sviluppo. Tra questi il Didipio copper-gold project a Nueva Vizcaya; il Teresa gold project della Lepanto Consolidated e il Pacdal copper expansion project della Philex Mines, entrambi a Benguet; il Batong-Buhay copper-gold project – di proprietà statale - a Ralinga e l'Itogon gold project.

Già a febbraio in una lettera ufficiale alla Arroyo mons. Fernando Capalla, presidente della CBCP, chiedeva al governo di "riconsiderare i costi ecologici e sociali dello sviluppo economico". In un rapporto delle Commissioni episcopali "Giustizia e pace" e delle "Popolazioni indigene" sono elencate le illegalità e i soprusi che accompagnano lo sfruttamento selvaggio in campo minerario a danno della comunità dei tribali indigene e dell'ambiente. La Chiesa cattolica ha sempre sottolineato che la maggior parte dei depositi minerari interessati si trova in zone abitate da indigeni, come la Cordigliera centrale nell'isola di Luzon, e operazioni senza scrupolo possono creare pericolose "tensioni sociali".

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