26/06/2015, 00.00
VATICANO-PALESTINA
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Firmato l’Accordo globale fra Santa Sede e Stato di Palestina. Israele seccato dal “passo frettoloso”

Mons. Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti fra gli Stati, e Riad al-Malki, ministro degli esteri palestinese, hanno presieduto l’incontro e la firma. Garantita la personalità giuridica della Chiesa cattolica, la libertà di coscienza e di religione. Un segnale importante per la regione, colpita “dall’estremismo, la violenza barbara e l’ignoranza”. Le critiche del ministero israeliano degli esteri. L'Accordo fondamentale fra Santa Sede e Israele in stallo da 22 anni.

Città del Vaticano  (AsiaNews) – La Santa Sede e lo Stato di Palestina sono da oggi legati ufficialmente da un Accordo globale che garantisce la collaborazione fra le due istituzioni e facilita la vita della Chiesa cattolica in Palestina, considerando i fedeli cittadini a parte intera dello Stato palestinese.

Nel Palazzo apostolico hanno firmato il documento mons. Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati,  e Riad al-Malki, ministro degli esteri dello Stato di Palestina, alla presenza delle due rispettive delegazioni.

L’intesa di oggi è frutto del lavoro diplomatico iniziato il 15 febbraio 2000, con la firma di un Accordo base fra la Santa Sede e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, a quel tempo rappresentante del popolo palestinese.

Nel suo discorso, mons. Gallagher ha fatto notare che l’Accordo di oggi avviene con lo Stato di Palestina, “ riconosciuto quale Stato osservatore non membro delle Nazioni Unite” lo scorso 29 novembre 2012. Egli ha apprezzato che l’intesa abbia trovato la giusta personalità giuridica alla Chiesa di Palestina, che permetterà un migliore servizio alla popolazione. “I cattolici – ha detto - non vogliono nessun privilegio se non continuare a collaborare con i loro concittadini per il bene della società”.

Il “ministro vaticano degli esteri”, ricordando le persecuzioni a cui sono sottoposti i cristiani in Medio oriente, ha affermato che “questo Accordo offre un buon esempio di dialogo e di collaborazione e auspico che possa servire da modello per altri Paesi arabi e a maggioranza musulmana”. A tale riguardo, egli ha voluto sottolineare soprattutto  “la portata del capitolo dedicato alla libertà di religione e di coscienza”, che garantisce una vera libertà di coscienza (possibilità di conversione da una religione all’altra), molto diversa dalle garanzie che offrono altri Stati della regione, che non superano la libertà di espressione e di culto.

Anche Riad al-Malki ha messo in luce queste novità dell’Accordo, che “incarna i nostri valori comuni di libertà, dignità, tolleranza, coesistenza e uguaglianza di tutti. Ciò avviene in un momento nel quale l’estremismo, la violenza barbara e l’ignoranza minacciano il tessuto sociale e l’identità culturale della regione e sicuramente del patrimonio umano. In questo scenario lo Stato di Palestina reitera il proprio impegno a combattere l’estremismo e a promuovere la tolleranza, la libertà di coscienza e di religione e a salvaguardare nello stesso modo i diritti di tutti i suoi cittadini. Questi sono i valori e i principi che riflettono le convinzioni e le aspirazioni del popolo palestinese e della sua leadership e sono le basi sulle quali continuiamo a sforzarci di fondare il nostro Stato indipendente e democratico”.

“Questo Accordo – ha aggiunto - consolida e migliora le circostanze attuali, in cui la Chiesa cattolica gode di diritti, privilegi, immunità e libero accesso. Conferma la posizione della Chiesa quale importante sostenitrice della vita di molti palestinesi”.

L’Accordo non piace allo Stato d’Israele. In una dichiarazione ufficiale diffusa oggi, il ministero israeliano degli esteri si dice “dispiaciuto” della decisione vaticana di riconoscere la Palestina come Stato (che di per sè è una presa dall’Onu - ndr) e l’importanza di Gerusalemme per le tre religioni monoteiste: cristianesimo, ebraismo, islam.  Il ministero afferma che questo “frettoloso passo” danneggia le prospettive di pace e i negoziati diretti fra palestinesi e israeliani. L’opinione del Vaticano, espressa da mons. Gallagher, è all’opposto:  “Spero – ha detto oggi il prelato - che il presente Accordo possa in qualche modo costituire uno stimolo per porre fine in modo definitivo all’annoso conflitto israeliano-palestinese, che continua a provocare sofferenze ad ambedue le Parti. Spero anche che l’auspicata soluzione dei due Stati divenga realtà quanto prima. Il processo di pace può progredire solo tramite il negoziato diretto tra le Parti con il sostegno della comunità internazionale”.

Israele ha firmato un Accordo fondamentale con la Santa Sede nel 1993 ed ha stabilito rapporti diplomatici nel 1994, ma dopo 22 anni non si è ancora giunti a un Accordo definitivo e completo.

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