08/07/2010, 00.00
ASIA
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Fondo Monetario: forte ripresa economica mondiale, ma vi sono rischi verso il basso

Per il 2010 le stime della ripresa sono in crescita, con l’economia trainata dall’Asia, più forte della crisi europea. Esperti ammoniscono a non guardare solo le stime teoriche, ma la situazione concreta e i problemi strutturali dei Paesi.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha annunciato oggi una ripresa mondiale del 4,6% nel 2010, superiore alle precedenti previsioni del 4,2%, trainata dall’Asia con un aumento dell’economia del 7,5% (invece della precedente stima del 7%), seppure con qualche pericolo di crisi per Paesi della zona euro. Ma esperti manifestano perplessità perché alcune situazioni recenti dei Paesi in più rapido sviluppo appaiono contrarie a queste previsioni.

Il Fmi stima per il 2010 una crescita della Cina del 10,5% trainata dalla forte ripresa delle esportazioni e dall’aumento della domanda interna, invece del 10% indicato ad aprile. Per l’India si prevede una crescita del 9,4% rispetto al precedente 8,8% per le favorevoli condizioni finanziarie per gli investimenti nel carburante e per i forti profitti delle grandi aziende.

Per il 2011 si indica che continuerà la crescita mondiale ma “solo” del 6,8%, esaurito l’effetto dei robusti finanziamenti erogati da molti governi asiatici, con un stima di +9,6% per la Cina e di +8,4% per l’India.

In crescita anche il Giappone del 2,4% nel 2010, sempre per la forte ripresa delle esportazioni. Mentre Indonesia, Malaysia, Filippine, Thailandia e Vietnam cresceranno a una media complessiva del 6,4% nel 2010 e del 5,5% nel 2011.

Il Fmi ammonisce, comunque, che un perdurare o  un aggravarsi della crisi europea avrebbe conseguenze dirette su molti Paesi asiatici, che effettuano grandi esportazioni in Europa.

Analisti osservano che questi dati non appaiono del tutto in sintonia con notizie recenti e con la realtà quotidiana negli stessi Paesi in maggiore crescita. In Cina il governo sta adottando varie misure per contenere l’aumento dei prezzi delle abitazioni e nei giorni scorsi esperti hanno stimato che la conseguenza potrà essere un raffreddamento del mercato immobiliare con conseguente rallentamento della crescita economica complessiva. Esperti locali di AsiaNews confermano che il mercato immobiliare è pressoché fermo, cosa che ha effetti immediati sull’intera economia, con un rallentamento delle costruzioni edili, minore domanda per materiali da costruzioni e per ferro e acciaio, e così via. L’apprezzamento dello yuan, anche se contenuto, rende meno competitive le merci cinesi all’estero, con ulteriori problemi per la produzione cinese. Tutto questo avrà una ricaduta sulla ricchezza interna e sul consumo. Gli effetti negativi subiscono accelerazioni in un sistema come quello cinese che ha scarsi ammortizzatori sociali: se le fabbriche riducono la produzione, l’immediata conseguenza è l’aumento della disoccupazione, con ulteriore diminuzione del potere di acquisto e della propensione al consumo della collettività ed effetti a catena in un vero circolo vizioso.

Proprio per reagire a questo possibile rallentamento, Pechino ha annunciato ieri investimenti per oltre 100 miliardi di dollari in 23 progetti di infrastrutture (ferrovie, strade, aeroporti, miniere di carbone, impianti di energia nucleare e altro) nelle regioni occidentali come Tibet, Xinjiang, Mongolia Interna, Sichuan e Yunnan.

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