08/05/2015, 00.00
INDONESIA
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Fra luci e ombre, Jakarta vuole diventare la prossima Tigre asiatica e leader Asean

di Mathias Hariyadi
Secondo studi recenti il Paese asiatico avrà presto un bilancio di migliaia di miliardi di dollari. Entro il 2021 il Pil di Jakarta supererà quello della Russia e sarà fra i principali consumatori di beni e prodotti. Consulente governativo: "Infrastrutture e risorse umane le chiavi di sviluppo". Ma alcuni esperti invitano alla cautela: “Riforme incompiute”.

Jakarta (AsiaNews) - Ricca di risorse naturali e con un potenziale enorme, l’Indonesia per molti analisti ed esperti è destinata a crescere e diventare una delle locomotive del terzo millennio in campo economico. Di recente gli studiosi di Ihs Global Insight, organizzazione con sede negli Stati Uniti, hanno dichiarato che entro i prossimi due anni Jakarta sarà la prossima economia asiatica con un bilancio trilionario (ovvero conteggiato in migliaia di miliardi). Fra le ragioni la crescita vigorosa del Prodotto interno lordo (Pil) che, entro il 2023 raddoppierà (fonti Ihs) fino a toccare i 2mila miliardi di dollari. E arrivare a 3mila qualche anno più tardi, nel 2028. Il Pil indonesiano è destinato a superare quello russo entro il 2021 e, con il rafforzamento della classe media, diventerà il più grande consumatore di beni e prodotti fra le nazioni Asean (gruppo che riunisce 10 Stati del Sud-est asiatico). 

Tuttavia, a dispetto dei risultati ottimisti provenienti da alcune ricerche l’economia nazionale è ancora caratterizzata da luci e ombre; come spiegano alcuni esperti ad AsiaNews, studi improntati all’ottimismo sono emersi già in passato, anche se all’atto pratico non vi sono state analoghe conferme in materia di crescita e sviluppo. 

Secondo l’economista Agustinus Prasetyantoko, dell’università cattolica di Atma Jaya (a Jakarta), le previsioni ottimiste contenute nel rapporto di Ihs Global Insight “non sono le prime di questo genere”. Alcuni anni fa, spiega l’esperto ad AsiaNews, un documento simile era stato diffuso dal McKensey Global Institute (Mgi) che aveva promosso una indagine dietro pressante richiesta dell’amministrazione dell’allora presidente Susilo Bambang Yudhoyono. “Anche nel rapporto Mgi - aggiunge il docente cattolico - l’Indonesia era vista come una futura potenza mondiale sul piano economico, grazie all’enorme potenziale”. 

Andando oltre le potenzialità in campo economico, prosegue lo studioso, resta il fatto che l’Indonesia è la nazione al mondo con le più grandi potenzialità in termini di ricchezze e risorse naturali. Ma  è necessario andare oltre i numeri e i dati statistici, avverte Agustinus Prasetyantoko, per capire quali siano le reali prospettive di sviluppo. Vi sono infatti programmi e riforme strutturali che spesso restano incompiute. Inoltre, conclude, “una crescita equa è molto più importante di una crescita elevata”. 

Dal fronte governativo, invece, emerge maggiore ottimismo e l’obiettivo è raggiungere i traguardi delineati dallo studio Usa. “Sono fiduciosa - afferma Sri Adiningsih, professoressa dell’università Gadjah Mada a Yogyakarta e consulente del governo del presidente Joko “Jokowi” Widodo - e credo che in futuro la nostra economia crescerà ancor più rapida”. Se si guarda al potenziale, aggiunge, vi sono tutte le carte in regola per “diventare una nuova potenza economica mondiale”.

La docente promuove le politiche dell’esecutivo che puntano sulla creazione di nuove infrastrutture e di rafforzamento delle risorse umane. “Questo favorisce la produttività - conclude - e la competitività del Paese, a vantaggio dell’industria e del potenziale economico nazionale”. 

L’Indonesia ha un sistema economico misto, in cui convivono investimenti del settore privato e del pubblico. Il Pil è di poco inferiore al trilione di dollari e le stime parlano di ulteriore crescita nel prossimo futuro. I bassi salari hanno favorito la crescita economica e la riduzione della disoccupazione, ma hanno inasprito i conflitti sociali. La politica di rigore del governo ha consentito di limitare il deficit pubblico e l’inflazione. Il settore dei servizi occupa il 36,9% delle persone impiegate e l’industria il 18,8%. Le principali industrie includono quella petrolifera e del gas naturale, dei prodotti tessili, dell'abbigliamento, e il settore minerario. I principali prodotti agricoli sono olio di palma, riso, tè, caffè, spezie e gomma. 

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