16/05/2009, 00.00
NEPAL
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Fragile Nepal, campo di battaglia fra India e Cina

di CT Nilesh
Il Paese ha sempre dovuto bilanciarsi tra i due colossi: la Cina, al nord e l’India al sud. Delhi teme che con il governo maoista vi sia un maggiore spostamento in favore della Cina. La crisi attuale ritarda il processo, ma rende difficile l’equilibrio nella regione.

Mumbai (AsiaNews) - Crisi politica sempre più profonda in Nepal dopo le dimissioni, il 3 maggio, del primo ministro e capo maoista Prachanda (Pushpa Kamal Dahal). La sua decisione di dimettersi era inevitabile dopo che il presidente, Rama Baran Yadaw, aveva chiesto al capo dell’esercito di non tener conto dell’ordine del primo ministro che gli chiedeva di ritirarsi.  Prachanda voleva integrare nell’esercito i 19 mila guerriglieri che per 10 anni, sotto il suo comando, avevano combattuto per cambiare il Nepal da monarchia a democrazia. Il capo dell’esercito, il gen. Rukmangad Katawal, non era d’accordo con questa integrazione. Per questo il primo ministro ha tentato di silurarlo.

Katawal proviene dalla scuola militare indiana ed e’ visto dal governo indiano come una garanzia contro una eccessiva influenza della Cina. I media indiani commentando le dimissioni di Prachanda hanno detto che era la cosa giusta da fare, dato che il leader maoista aveva perso la fiducia degli altri alleati di governo. Mentre L’India si dava da fare per evitare le dimissioni del capo dell’esercito, la Cina mandava segnali a Prachanda assicurandogli il suo appoggio per fare proprio il contrario.

La posizione geografica del Nepal in mezzo ai due giganti dell’Asia – India e Cina – e’ soggetta ad un sotterraneo gioco di potere. Questo è ancor più complicato dal lungo stillicidio della guerriglia maoista contro la monarchia, iniziata nel 1994 con la fondazione da parte di Prachanda del Partito Comunista del Nepal, sempre appoggiata dalla Cina,.  Il re Gyanendra ha tentato molte volte di accattivarsi i guerriglieri offrendo loro la partecipazione nel governo, ma alla fine, nell’aprile 2006,  dovette rinunciare al trono.

Come prima visita all’estero, il primo ministro Prachanda aveva scelto Pechino e solo in seconda battuta New Delhi. Ora stava per andare ancora a Pechino per finalizzare un trattato di amicizia, ma la sua caduta lo ha impedito. Contemporaneamente stava parlando di rivedere il vecchio trattato di amicizia con l’India, firmato nel 1950. In una intervista ad un giornalista indiano ha detto che “ci sono delle grandi potenze straniere che aiutano i nostri nemici. Ci sono delle forze che non vogliono che questa visita [in Cina- ndr] avvenga”.

Un altro esempio del Nepal che vuole liberarsi dal patronato dell’India è il caso del tempio Pashupatinath in Kathmandu. Dai tempi antichi questo tempio era amministrato da sacerdoti bramini indiani. Ora  il governo nepalese ha dato disposizioni che cittadini nepalesi possano diventare sacerdoti ed amministrare il tempio di Pashupatinath. Bisogna ricordare che il Nepal sotto la monarchia era l’unico stato al mondo ufficialmente indu. Ora c’è libertà di religione. Questo fatto e’ considerato dai militanti nazionalisti indù un altro affronto.

Tenendo presente il lungo confine in comune, gli stretti legami culturali ed economici, la presenza di simili gruppi maoisti in India, il crescente influsso di Pechino, sarebbe  ingenuo aspettarsi un atteggiamento passivo da parte di New Delhi di fronte a questi avvenimenti drammatici. Elementi della classe politica in Nepal tendono a biasimare l’India per i loro problemi e vorrebbero legami più stretti con la Cina per bilanciare l’influenza dell’India nella regione. Il primo ministro dell’India, Manmohan Singh, commentando i recenti avvenimenti ha detto: “ Al giorno d’oggi  c’è mancanza di stabilità nelle nostre nazioni vicine, sia il Nepal, il Pakistan o lo Sri Lanka. Questo  può influire sulla nostra sicurezza”.               

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