15/07/2008, 00.00
INDIA – GMG
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Fuga di 39 indiani dalla Gmg, una truffa sui “visti” d’espatrio

di Nirmala Carvalho
La Giornata Mondiale della Gioventù usata come pretesto per garantire al gruppo di giovani un visto d'ingresso nel Paese. Portavoce della Chiesa neozelandese definisce il fatto “straordinario e grave”, e ribadisce che “non ha nulla a che vedere con la Gmg”.

New Delhi (AsiaNews) – “Al momento non abbiamo notizie ufficiali, tutto quello che sappiamo lo abbiamo appreso dai giornali o dai notiziari: certo è che l’episodio ha gettato un’ombra sulla presenza della delegazione indiana alla Gmg”. È il primo commento a caldo del padre gesuita Cedric Prakash sj in merito alla sparizione di 39 pellegrini indiani che, questa mattina, avrebbero dovuto raggiungere l’Australia per partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù. Ai primi 32 scomparsi ieri, si sarebbe aggiunto un altro gruppetto di sette nella giornata di oggi.

Il piccolo gruppo era inserito in una delegazione più ampia e composta da 220 partecipanti: uno sparuto gruppo avrebbe approfittato della sosta in Nuova Zelanda per far perdere le proprie tracce. I giovani indiani, atterrati a Auckland la scorsa settimana, hanno ottenuto il visto per un mese, ma si sarebbero allontanati dalle famiglie che avevano offerto loro ospitalità facendo perdere le proprie tracce.

Il dipartimento neozelandese del Lavoro  è in stretto contatto con gli uffici della Chiesa cattolica locale per cercare di rintracciare i fuggitivi o ricostruire i loro ultimi spostamenti: prima di sparire, essi hanno lasciato i propri bagagli nei centri di ospitalità e poi si sono dai alla macchia, senza portare con sé passaporto o altri documenti di identificazione. Secondo fonti locali di informazione la fuga potrebbe essere legata a una “truffa” sui visti di ingresso: i ragazzi potrebbero essere stati allettati da un visto permanente in Nuova Zelanda, previo pagamento di una somma di denaro pari a 11mila dollari e consegnata direttamente nelle mani dell’agente che ha architettato il piano. Una truffa alle spalle dei giovani, che volevano forse abbandonare il Paese d’origine per sfuggire a una situazione di disagio e nulla ha a che vedere con l’evento di Sydney, che è stato usato come pretesto per elaborare il raggiro.

La sparizione dei 39 presunti pellegrini è un fatto “straordinario e grave” sottolinea Lyndsay Freear, portavoce della Chiesa cattolica neozelandese. Respingendo “ogni legame con la fuga dei giovani”, la donna non nasconde il proprio rammarico e auspica che “il gesto isolato di un piccolo gruppo” non finisca per oscurare le “ragioni dell’incontro e la felicità mostrata da centinaia di migliaia di ragazzi venuti a Sydney per incontrare il Papa e vivere un momento di festa con coetanei di tutto il mondo”.

 

 

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