18/11/2008, 00.00
CINA
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Gansu, la folla fronteggia la polizia con sbarre e zappe e incendia il municipio

La protesta innescata dall’esproprio forzato delle case di circa 30 persone. Oltre 60 feriti, auto in fiamme, uffici devastati. Nel Paese sono frequenti le proteste di piazza per motivi economici e espropri ingiusti, sostenute da una popolazione che rivendica la tutela dei diritti di base.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Circa 1.000 cittadini hanno assaltato gli uffici municipali a Longnan (nel nordoccidentale Gansu) e si sono scontrati con la polizia, ieri sera, fracassando finestre, mobili e computer e dando fuoco ai veicoli per la strada. Dopo ore di guerriglia urbana, le autorità dicono che hanno adottato rigide misure per riportare la situazione “fondamentalmente sotto controllo”, senza meglio specificare.

La protesta è scoppiata quando circa 30 persone si sono recate a presentare una petizione contro l’esproprio forzato e la demolizione delle loro abitazioni. Il loro caso ha coagulato il malcontento popolare, sfociato nell’assalto al municipio.

Il sito web del governo locale dice che “funzionari pubblici e polizia sono stati percossi da criminali, con oltre 60 feriti tra funzionari e popolazione”. La polizia “è stata costretta a usare la forza per disperdere i leader dei criminali in protesta”, ma la folla le ha lanciato contro pietre, mattoni, persino vasi da fiori e l’ha fronteggiata con “sbarre di ferro, asce e zappe”.

Alcuni hanno cercato di portare via un automezzo dei vigili del fuoco, ma la polizia li ha fermati.

In Cina ci sono ogni anno decine di migliaia di proteste di piazza, spesso di cittadini che hanno subito espropri forzati di terra o casa e che non hanno mezzo di far valere i loro diritti. La popolazione è talmente esasperata per i frequenti abusi di autorità locali, che spesso sostiene in modo spontaneo le proteste di altri, come a Longnan. A giugno a Guizhou, contea di Weng'an, migliaia di residenti hanno dato alle fiamme il comando della polizia, in protesta per la morte di una giovane ragazza, nella convinzione che le autorità locali volessero insabbiare le indagini per favorire il figlio di un loro leader. Pechino teme che la crisi economica, con chiusura di molte fabbriche e perdita di posti di lavoro, alimenti ulteriori proteste.

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