29/01/2010, 00.00
INDIA – SRI LANKA
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Gesuita indiano: Rajapaksa e New Delhi risolvano il dramma dei Tamil

di Nirmala Carvalho
Il sacerdote chiede una “soluzione politica” alla questione degli sfollati nel nord dello Sri Lanka. Per raggiungere e mantenere l’accordo indispensabile la collaborazione del governo indiano. Rifugiato Tamil: Rajapaksa ha alimentato “sfiducia, divisioni e sospetti”.
New Delhi (AsiaNews)  – Il governo indiano deve esercitare pressioni sullo Sri Lanka, perché trovi una  “ soluzione politica ” alla questione Tamil. È quanto afferma ad AsiaNews il gesuita p. Jebamalai Raja, coordinatore di Ecumenical Christian Forum For Human Rights, commentando il trionfo del presidente  Mahinda Rajapaksa alle elezioni del 26 gennaio scorso. Il sacerdote sottolinea inoltre il ruolo di New Delhi, che deve “sorvegliare l’applicazione”  di un futuro accordo.
 
P. Raja spiega che l’India “deve spingere Rajapaksa perché lavori per portare la pace, la giustizia e la fine del sentimento di isolamento e abbandono” che si respira fra i Tamil dello Sri Lanka. Alla vigilia delle elezioni, i profughi che hanno trovato rifugio in India non nutrivano grande fiducia per un possibile cambiamento. Rajapaksa, infatti, può contare sul solido sostegno della maggioranza singalese, mente i Tamil hanno espresso le loro preferenze per il candidato di opposizione, il generale Sarath Fonseka, uscito sconfitto –  con più di un’ombra sul voto – alle urne.
 
Il padre gesuita spiega che  “più di 140mila sfollati sono tornati a casa, la maggior parte dei quali a Jaffna, Mannar e Vavuniya. Tuttavia, molti vivono ancora in alloggi di fortuna, come le chiese e le scuole ”. Le situazioni di disagio più grave interessano “amputati di guerra, vedove, bambini e famiglie di ex ribelli ”, per i quali sarà necessario del tempo prima che possano tornare a una vita normale. Mancano lavoro e infrastrutture, continua il religioso, in particolare “barche e reti da pesca ” a cui si aggiungono le restrizioni imposte dai militari. “Essi dipendono dagli aiuti umanitari – conclude p. Raja – negli anni di guerra sono state chiuse oltre 1000 scuole e anche a distanza di tempo quasi 400 devono ancora riaprire le porte ”.
 
Un rifugiato Tamil, che dal 1991 vive a Madurai (nel Tamil Nadu) aggiunge: “Regna un’atmosfera di desolazione fra i rifugiati Tamil qui, nel Tamil Nadu. I risultati delle elezioni li hanno contrariati e temono nuove repressioni, perché è evidente che Rajapaksa favorisce solo la maggioranza singalese ”.
 
Il neo-presidente sarebbe responsabile di omicidi di massa di civili inermi, causati dai bombardamenti con artiglieria e mortai e ha contribuito ad “alimentare sfiducia, divisioni e sospetti ”  fra la maggioranza singalese e la minoranza tamil. Per questo il rifugiato chiede alla comunità internazionale di insistere perché media indipendenti possano avere accesso in Sri Lanka, nazione in cui continuano gli abusi nel silenzio generale. “Il mondo non deve dimenticare – conclude – le sofferenze del nostro popolo... fino ad allora possiamo solo aspettare e vedere ”. 
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