04/07/2006, 00.00
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Giornali cinesi ed esteri pagheranno multe se diffondono notizie che il governo reputa "non vere"

La fuga di notizie sulle emergenze sociali sarà punita con multe da 5 mila a 10 mila euro. In aumento anche il controllo sui blog e su internet. AsiaNews fra i siti oscurati.

Pechino (AsiaNews) – Si rafforza il controllo della Cina sui media: un progetto di legge che prevede multe da 50 a 100 mila yuan (5-10 mila euro) per chi pubblica notizie di emergenze non autorizzate, sarà applicato non solo alla stampa cinese, ma anche a quella straniera, compresa quella di Hong Kong. Lo ha detto Wang Yongqing, vicedirettore dell'Ufficio per gli affari legislativi del Consiglio di stato. Secondo Wang la legge serve solo a  combattere il giornalismo irresponsabile, che diffonde notizie non vere e che crea "conseguenze sociali gravi".

La proposta di legge è in discussione al Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo e potrà essere varata l'anno prossimo. La bozza prevede che i media non possano pubblicare notizie di "situazioni di emergenza" prima che vi siano dichiarazioni dei responsabili locali. Fra le emergenze, la legge elenca: disastri naturali, incidenti, problemi del settore sanitario pubblico e "crisi di sicurezza sociale", fra cui gli scontri fra contadini e polizia.

Il selvaggio sviluppo economico di questi decenni è alla base di molte rivolte sociali, sempre crescenti, e di molti disastri ecologici, fonte di inquietudine per la popolazione e di critica verso il governo.

La legge vuole certo frenare facili scandalismi nell'informazione, ma rischia di produrre un black-out nelle notizie. Il governo cinese, per tradizione, ha sempre sminuito l'importanza delle crisi. Li Datong, ex direttore del magazine Bingdian – licenziato per essere troppo aperto nelle inchieste e liberale nelle interpretazioni storiche - ha dichiarato al South China Morning Post: "Sappiamo che la prima reazione del governo di fronte a un'emergenza pubblica è quella di mentire. Per esempio, all'inizio [per 5 mesi – ndr] essi hanno negato che ci fosse un'epidemia di Sars. Quando vi è stato l'inquinamento del fiume Songhua e hanno chiuso la fornitura d'acqua ad Harbin, all'inizio hanno detto che dovevano solo riparare le condutture…".

La Cina ha anche altre leggi che proteggono i cosiddetti "segreti di stato" e che comminano decine di anni di carcere per chi li diffonde sui media. Fra tali "segreti" vi sono anche le notizie di persecuzione religiosa.

Anche internet viene sempre più controllato. Giorni fa Cai Wu, portavoce del governo, ha dichiarato che lo Stato vuole lanciare la censura anche contro le "insane informazioni" che vengono diffuse dai blog. Per questo si pensa di registrare tutti i blog e i siti dove i cinesi possono conversare on-line. In Cina esistono almeno 60 milioni di blog.

Continua intanto la censura di siti web e motori di ricerca su temi legati alla democrazia, Tibet, Taiwan, persecuzione religiosa. Giorni fa a Pechino, in un Internet café alcuni giovani hanno digitato l'indirizzo di AsiaNews (di solito oscurato): la homepage è apparsa per 30 secondi e poi è scomparsa. Per leggere qualche notizia, si doveva sempre digitare l'indirizzo web. Dopo un po' di tempo sono giunti due poliziotti per controllare il locale.

Secondo molti osservatori l'impegno della Cina per censurare il web è quasi inutile: molti cinesi hanno a disposizione programmi per scavalcare i filtri della censura.

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