10/12/2007, 00.00
IRAQ
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Giovani in Kurdistan si preparano al Natale

In un incontro con oltre 300 giovani della diocesi, il vescovo caldeo di Ahmadiya, mons. Al Qas, riflette sulla centralità di Maria nella redenzione dell’Uomo: “Senza di Lei non potremmo conoscere Gesù, il Salvatore”. Preoccupazione per il proselitismo delle Chiese evangeliche in Iraq.
Ahmadiya (AsiaNews) – “Senza Maria non è possibile conoscere Gesù e quindi trovare la redenzione”. Su questo tema ha voluto riflettere mons. Rabban Al Qas, vescovo caldeo di Ahmadiya - Kurdistan iracheno - in un incontro svoltosi il 7 dicembre scorso con oltre 300 giovani di tutta la diocesi. Ad AsiaNews il presule parla di una giornata “di festa e di grande gioia” per ricordare “la nostra madre Maria” alla vigilia della festività dell’Immacolata.
 
I ragazzi, tutti studenti tra i 15 e i 24 anni di età, provenivano da più villaggi della zona; con loro, oltre al vescovo, anche tre sacerdoti. Nel suo intervento mons. Al Qas si è soffermato sull’esempio offertoci dalla Madonna “nell’accogliere la notizia dell’arcangelo Gabriele, il quale le annuncia che diventerà la madre del Signore”. “Con l’avvicinarsi del Natale – ha aggiunto il prelato – non dobbiamo dimenticare la centralità di Maria, senza di lei non è possibile per l’Uomo trovare salvezza”.
 
Ai giovani partecipanti all’incontro il vescovo ha mandato un messaggio chiaro: “Attraverso Maria possiamo uscire dal circolo vizioso in cui ci relega una società materialista e concentrata sul piacere terreno; come cristiani dobbiamo ricordare che abbiamo un ‘dopo’ a cui pensare, e quel dopo è la resurrezione, la speranza donataci da Gesù”. “E a questa redenzione dell’Uomo - conclude il presule - partecipa in modo essenziale proprio Maria”. Al termine dell’incontro il vescovo ha celebrato messa in aramaico, si sono poi svolti canti e un gruppo di giovani ha messo in scena una commedia.
 
Ad AsiaNews mons. Al Qas spiega l’importanza per la Chiesa universale, e quella irachena in particolare, di guardare ai giovani e lancia un appello: “Non dobbiamo abbandonali a loro stessi, facciamo qualcosa per le nuove generazioni”. Nel contesto iracheno, oltre al dramma della guerra - denuncia il vescovo - preoccupa il crescente proselitismo portato avanti da gruppi evangelici anche tra i cattolici: proprio i giovani sono i più vulnerabili, attirati dalla promessa di lavoro e denaro".
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