24/02/2012, 00.00
PAKISTAN
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Giustizia e Pace fa liberare un cristiano, schiavizzato da un ricco musulmano

di Shafique Khokhar
Gli attivisti della Ncjp ottengono il rilascio di Qamar Masih, 35enne padre di due figlie. Alla base del sequestro un prestito in denaro non restituito al proprietario terriero presso cui lavorava “in condizioni di schiavitù”. Sacerdote a Faisalabad: conseguenze di un “sistema feudale”, ma felice per “l’esito positivo”.

Faisalabad (AsiaNews) - Un ricco proprietario terriero musulmano ha sequestrato un padre di famiglia cristiano a Faisalabad, per un debito in denaro contratto quando egli lavorava alle dipendenze del possidente e - secondo l'accusa - non restituito. In realtà, spiegano fonti della famiglia, l'uomo ha abbandonato il lavoro perché sottoposto a sfruttamento e malversazioni, a fronte di una paga minima. L'intervento di attivisti di Ncjp - la Commissione nazionale di Giustizia e pace della Chiesa cattolica pakistana - ha permesso di dirimere in modo pacifico la controversia e restituire la libertà al cristiano. Restano però, come sottolinea un sacerdote, i retaggi di un "sistema feudale" che costringe "poveri lavoratori in condizioni di schiavitù".

Oggi Qamar Masih, 35enne cristiano di Malkhanwala, a Faisalabad, soprannominato Bhola e padre di due figli, lavora in un negozio di mangime per bestiame - di proprietà di un musulmano - e guadagna 7500 rupie al mese (circa 88 dollari). Un compenso che gli permette di condurre uno stile di vita decoroso e mantenere la famiglia.  La mattina del 22 febbraio è stato rapito da un suo ex padrone, un ricco possidente legato alla mafia delle terre del Punjab, di nome Bilal Sarwar Cheema, con la collaborazione di un gruppo di uomini armati.

Dietro il rapimento vi sarebbe una somma di denaro (20mila rupie) anticipata dal ricco musulmano lo scorso anno e non restituita da Qamar. Per ottenere la liberazione del marito, la 32enne Uzma Dildar ha chiesto aiuto a p. Khalid Rasheed Asi e agli attivisti di Giustizia e pace a Faisalabad. La famiglia di poveri lavoratori cristiani spiega che l'uomo ha cambiato lavoro per i ripetuti abusi e le vessazioni che subiva dal padrone musulmano, che lo trattava alla stregua di un servo.

I membri di Ncjp si sono rivolti alla polizia, la quale ha avviato un'indagine e incontrato il ricco possidente musulmano. Bilal Sarwar Cheema ha quindi confermato il sequestro; egli ha aggiunto di essere venuto a conoscenza che Qamar era da poco rientrato nel villaggio di origine, dopo sette mesi di assenza, e di aver così pianificato il rapimento. La mediazione ha permesso di raggiungere un accordo che ha portato alla liberazione del lavoratore cristiano; egli restituirà la somma di denaro dilazionata nel tempo, così da soddisfare la richiesta dell'uomo d'affari musulmano e garantire, al contempo, una somma di denaro sufficiente al sostentamento di moglie e figlie.

Interpellato da AsiaNews, p. Khalid Rasheed Asi parla di un "sistema feudale che prevale nelle aree più remote del Pakistan" in cui è "pratica comune che i ricchi proprietari concedano in prestito una somma di denaro" per poi "mantenere i lavoratori in condizioni di schiavitù per intere generazioni". Senza poter, aggiungere, "fare alcun altro lavoro". "Sono felice - conclude il sacerdote - che questa vicenda si sia risolta in modo positivo".

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