16/04/2009, 00.00
IRAN-USA
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Gli Usa disponibili al dialogo, ma Teheran fermi il programma atomico

Conciliante, ma senza concessioni la risposta della Clinton all’annuncio di Ahmadinejad di un “pacchetto” di proposte sul nucleare. E il segretario americano alla difesa frena sull’idea degli israeliani di un bombardamento delle centrali nucleari iraniane.
Washington (AsiaNews/Agenzie) – Gli Stati Uniti confermano di voler dialogare con l’Iran, ma affermano che sulla questione del nucleare non hanno cambiato atteggiamento e aspettano che Teheran sospenda il processo di arricchimento dell’uranio. Al tempo stesso, frenano l’idea degli israeliani di un attacco alle centrali atomiche iraniane, affermando che solo Teheran può fermare il progetto di costruire una bomba atomica, se si convince che sarebbe “troppo costoso”.
 
E’ stata Hillary Clinton, segretario di Stato americano, a dare la risposta del suo governo alla “nuova proposta” annunciata dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sulla questione del programma nucleare del suo Paese.
 
“Stiamo preprando un nuovo pacchetto di proposte, che garantiscono pace e giustizia nel mondo”, ha detto ieri Ahmadinajad, nel corso di una visita alla sudorientale provincia di Kerman. Egli, a quanto riferisce l’iraniana Fars, ha aggiunto che intende presentarle al gruppo dei 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu - Usa, Russi, Cina, Gran Bretagna e Francia - più la Germania) col quale è in corso la trattativa sul nucleare. Al tempo stesso, il presidente iraniano ha chiesto a quelle che egli chiama “potenze prepotenti” di cambiare toni e atteggiamenti nei confronti degli altri Paesi. “Nessuna potenza – ha aggiunto – ha la capacità di imporsi ancora alla nostra nazione”.
 
In questo quadro, il segretario Usa alla difesa, Robert Gates, ha messo un freno all’idea, ricorrente nei discorsi dei leader israeliani, di un attacco contro gli insediamenti nucleari iraniani per bloccare il programma che, a loro avviso, mira alla costruzione di una bomba atomica. Il Los Angeles Times riporta oggi un’affermazione fatta da Gates nel corso di una visita alla Marines Corps University, in Virginia, secondo il quale un bombardamento potrebbe solo dilazionare di un periodo da uno a tre anni la realizzazione dell’arma, ma avrebbe l’effetto di “rafforzare la loro determinazione di avere un programma nucleare e creare nell’intero Paese un odio imperituro contro chi li avesse colpiti”. A suo avviso, la soluzione è di convincere Teheran che costruire la bomba sarebbe “troppo costoso”, in termini economici e politici.
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