03/07/2008, 00.00
CINA - TIBET
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Gli inviati del Dalai Lama lasciano Pechino dopo i dialoghi

Nessuna comunicazione sui risultati. La Cina ha riaperto i dialoghi per evitare il boicottaggio alle Olimpiadi. Ma il segretario del Partito comunista in Tibet continua la sua campagna accusatoria contro “la cricca del Dalai Lama”.

Pechino (AsiaNews) – I due inviati del Dalai Lama hanno concluso ieri sera i dialoghi con il governo cinese e oggi tornano a Daramshala per informare il leader spirituale dei tibetani. I due inviati, Lodi Gyaltsen Gyari e Kelsang Gyaltsen, quasi con certezza terranno una conferenza stampa dopo l’incontro col Dalai Lama. In una lettera, il leader tibetano ha riaffermato l’impegno di “risolvere il problema Tibet attraverso il dialogo e la discussione, cercando una soluzione accettabile dalle due parti, rispettando la costituzione cinese”.

Ufficialmente non è trapelato ancora nulla dai dialoghi di questi giorni. I media cinesi non hanno nemmeno nominato gli incontri. Al contrario, sul Tibet Daily, voce ufficiale del Partito comunista nella regione, il segretario regionale del Partito, Zhang Qingli, ha ripetuto le veementi accuse contro “la cricca del Dalai Lama” e le sue responsabilità sulle manifestazioni del marzo scorso che hanno portato alla repressione militare e all’isolamento del Tibet. Mesi fa Zhang aveva accusato il Dalai Lama di essere un “diavolo travestito da monaco”,  “un mostro, un lupo con la faccia umana ed il cuore di un animale”, e lo ha accusato di aver complottato le dimostrazioni a Lhasa da molto tempo, insieme a “forze occidentali ostili”.

Quello di ieri è il secondo round di incontri dopo la violenta repressione in Tibet del marzo scorso. La Cina ha accettato di dialogare con gli inviati del Dalai Lama dopo molteplici pressioni, critiche internazionali e minacce di boicottaggio delle Olimpiadi. In passato, nel 2002 vi erano stati tentativi di dialogo Cina – Tibet, ma senza alcun progresso. Pechino continua ad accusare il Dalai Lama di volere distruggere l’unità della nazione cinese e di cercare l’indipendenza della regione tibetana. Il Dalai Lama, da parte sua, ha sempre affermato di non cercare alcuna indipendenza, ma solo “autonomia culturale e religiosa” per salvare il Tibet dal “genocidio culturale”.

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