18/09/2013, 00.00
ARABIA SAUDITA – ISLAM
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Gran Mufti saudita: ‘Basta violenze tra musulmani e contro i seguaci di altre religioni’

L’imam Sheikh Abdulaziz al-Sheikh condanna gli scontri interni all’islam e verso gli arabi di altri gruppi confessionali: “Vi invito ad allontanare l’estremismo. Le conversioni sono spesso utilizzate dagli stessi gruppi radicali per motivare attacchi ad altre comunità religiose”.

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - "Considerati i pericolosi sviluppi che stanno interessando il mondo arabo, invito tutti i fedeli dell'islam a non usare violenza contro gli altri musulmani e contro i non-musulmani che vivono sotto la loro protezione". Le parole pronunciate il 17 settembre scorso dal Gran Mufti, Sheikh Abdulaziz al-Sheikh, invitano all'abbandono della violenza e condannano l'estremismo e l'uso della forza, sia all'interno del mondo islamico che verso i fedeli di altre religioni.

Il religioso, tra le personalità più autorevoli e influenti di tutto l'islam sunnita, ha rimarcato inoltre come sia proprio l'estremismo ad alimentare violenze ingiustificate tra i musulmani, aggiungendo che "lo stesso principio del tafkir - o apostasia, una delle massime empietà per un credente islamico - è spesso utilizzato dagli stessi estremisti per motivare attacchi ad altre comunità religiose".

Il Gran Mufti dell'Arabia Saudita è incaricato di emettere  fatwa, ovvero giudizi di carattere legale o sociale, ha una forte influenza sul sistema giudiziario ed è in stretto rapporto decisionale con il sovrano. In passato, Sheikh Abdulaziz al-Sheikh - in carica dal 1999 - si è reso protagonista di affermazioni poco tolleranti nei confronti dei cristiani: sostenendo l'impossibilità di qualsiasi riconciliazione - in opposizione a quanto affermato da Benedetto XVI in occasione della lectio magistralis tenuta nel 2006 a Ratisbona - e ordinando la distruzione di ogni chiesa della penisola arabica.

Secondo molti analisti, e come confermato ieri dal patriarca Sako ad AsiaNews, proprio la recrudescenza delle violenze tra sciiti e sunniti in più Paesi del Medio oriente va interpretata in parte come una conseguenza della crisi siriana, in parte come il riflesso di una sfida regionale più ampia tra l'asse Tehran-Damasco-Hezbollah e le monarchie del Golfo. Negli ultimi mesi, in Libano e in Iraq, sull'onda del conflitto settario divampato in alcune regioni siriane, il numero dei morti civili legati alla nuova ondata di violenze è stato il più alto degli ultimi anni.

In Siria, secondo le ultime stime, sarebbero almeno 50mila i guerriglieri appartenenti a gruppi estremisti islamici. Circa la metà del contingente antigovernativo.

 

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