31/01/2009, 00.00
INDIA
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Gruppi di cattolici assaliti da tribali indù sull’isola di Majuli

di Nirmala Carvalho
Avevano preso parte all’ordinazione del primo sacerdote nativo del luogo. Sulla strada del ritorno sono stati fermati da gruppi indù locali. I pullman presi d’assalto da centinaia di persone, malmenati gli uomini e i sacerdoti.

Majuli (AsiaNews) - Doveva essere una giornata di festa e invece si è trasformata in un ennesimo esempio di violenze dei radicali indù contro i cristiani e le conversioni dei tribali. Centinaia di fedeli cattolici sono stati picchiati, umiliati, derisi e cacciati via.

Il 24 gennaio diverse centinaia di cattolici hanno attraversato il Brahmaputra per raggiungere Majuli. Situata nel mezzo del fiume lungo il suo tratto indiano, nello distretto di Jorhat dello stato di Assam, l’isola è un’attrazione turistica molto nota. Dal 1987 ospita una piccola parrocchia a Jainkraimukh, ma la sua fama è dovuta alle testimonianze storiche della cultura assamese come il palazzo sacro di Neo-vasihnavite Satras e i monasteri fondati da Srimanta Sankradeva nel XVI secolo.

La piccola comunità dell’isola, per lo più composta da tribali Mishing, festeggiava l’ordinazione sacerdotale del primo prete cattolico nato a Majuli, Hemonto Pegu. Per l’occasione, il parroco padre Bartholomew Bhengra aveva invitato sacerdoti e fedeli delle comunità più vicine a partecipare alla celebrazione presieduta da mons. Joseph Aind, vescovo salesiano di Dibrugarh.

Dalla diocesi sono giunti sull’isola fedeli delle parrocchie di Mariani, Sarupathar, Naojan, Jagun, Dibrugarh e di altri villaggi del distretto di Jhorat. Per raggiungere Majuli tutti hanno dovuto attraversare il fiume con i battelli, unico mezzo di collegamento con la terra ferma, e quindi salire su pullman e jeep per Jengarimukh dove si svolgeva l’ordinazione. Sacerdoti, uomini, donne e bambini hanno impiegato due ore per attraversare il Brahmaputra e una per viaggiare sulle strade di Majuli che con i suoi 577 chilometri quadrati di estensione è la più grande isola fluviale del mondo.

Dopo l’ordinazione, verso le 2 del pomeriggio, le diverse comitive hanno preso la strada del ritorno verso il fiume. All’altezza del villaggio di Kamalabari alcune jeep su cui viaggiavano sacerdoti e religiosi sono state fermate da una folla locali appartenenti alle comunità tribali. Interrogati sulle ragioni della loro presenza sull’isola, i componenti del gruppo hanno spiegato che avevano partecipato all’ordinazione del nuovo sacerdote. In risposta sono stati insultati dalla folla. I testimoni dell’aggressione raccontano di essere stati minacciati in modo violento con affermazioni del tipo: “Non tornate mia più perché se tornerete vi taglieremo a pezzi e butteremo i resti dei vostri corpi nel Brahmaputra”. E ancora: "Missionari andate via! I cristiani non dovrebbero venire qui!".

La comunità di Mariani, la più numerosa presente all’ordinazione composta da circa 400 persone, sulla strada verso l’imbarco del battello è stata fermata da una folla di 600 persone . Il parroco di St. Antony, padre Caesar Henry, e il rettore della St. Xavier High school, padre G.P. Amalraj, precedevano i pullman dei fedeli viaggiando a bordo di un fuoristrada. Raccontano che alla vista della folla dapprima hanno pensato a un manifestazione politica. Ma subito sono stati tirati fuori dal veicolo e malmenati. Gli assalitori urlavano “ ci sono i missionari, uccidiamo i cani” prendendo a calci e pugni i due sacerdoti. Poi si sono rivolti verso i pullman, hanno fatto scendere i parrocchiani, tutti cattolici adivasi, e cominciato a picchiare gli uomini senza pietà. La folla ha gridato continue offese: "Voi cani, voi mangiatori di carne [gli indù sono vegetariani-ndr], questo è il Paese degli indù e non avete il diritto di venire qui. Perchè siete arrivati per convertire i tribali?"

Dopo le violenze li hanno costretti anche a camminare a piedi nudi per 5 chilometri, per raggiungere l’imbarco del battello, continuando ad insultarli lungo il tragitto per circa un’ora. Spaventati dagli avvenimenti e preoccupati per l’incolumità di giovani, donne e bambini i sacerdoti hanno avvisato le autorità della zona per chiedere protezione almeno per gli altri gruppi. I pullman occupati dagli studenti della Holy Cross School di Naojan sono stati scortati dalla polizia, ma comunque bersagliati dal lancio di sassi. Le autorità hanno poi allestito dei battelli per le comitive di fedeli e alle 6 ella sera i gruppi hanno potuto attraversare di nuovo il fiume.

Commentando l’accaduto, padre Caesar Henry, afferma: “Abbiamo appena festeggiato il 60° anniversario della Repubblica, non siamo anche noi indiani? Non abbiamo il diritto di muoverci liberamente senza essere assaliti e perseguitati perché siamo un gruppo di credenti e professiamo una fede? La Costituzione garantisce libertà e pari diritti a tutti. I nostri grandi guru e saggi ci insegnano forse di abusare e terrorizzare innocenti e gente semplice che vuole partecipare ad una celebrazione pubblica e religiosa?”.

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